Silvio Berlusconi è veramente il candidato del centro destra al quirinale o solo un totem? Questa domanda che d’abbrivio può sembrare balzana e stramba in realtà ci risuona nella testa da qualche giorno. Precisamente da quando si è fatta tamburellante la reazione da sinistra (o centro sinistra, fate voi) tutta giocata sull’indignazione un tanto al chilo di cui è ben fornita; a quanto pare.
Berlusconi divisivo, Berlusconi di parte, Berlusconi immorale, Berlusconi impresentabile. Berlusconi ed i sui problemi con la legge, Berlusconi… Berlusconi… Berlusconi…
Un mantra che invade, ormai perennemente, tv, radio, carta stampata e web a ogni piè sospinto.
Tentennanti e poco credibili anche le risposte e le difese di parte da centro destra, sia chiaro, che mentre erge il vessillo dell’ex Presidente del Consiglio non lesina di far sapere (leggi Lega e Fratelli d’Italia) che comunque loro hanno anche altri nomi – ognuno i suoi -.
Silvio Berlusconi, più di un semplice candidato. Un poco di storia
Tranquilli, non ci metteremo qui a rifare tutta la cronistoria dell’imprenditore capo di Forza Italia perché rischieremmo di dover aprire uno special del giornale, volendo essere seri. Perché, che piaccia o meno, Berlusconi è nella storia di questo Paese a pieno titolo dal 1994. Anche prima, in verità, seppure senza vesti politico istituzionali ma solo da imprenditore.
La matrice dei problemi di Berlusconi, da capo politico, risalgono proprio a quel 1994. Eravamo all’inizio della cosiddetta seconda repubblica, e il Presidente del Consiglio veniva raggiunto da un invito a comparire dalla magistratura milanese direttamente da un titolo di un grande quotidiano nazionale.
Berlusconi, cioè veniva a sapere di una convocazione giudiziaria non con le comunicazioni di rito ma attraverso la stampa. Intendiamoci non è qui che nasce il connubio – deontologicamente dubbio – fra procure e redazioni dei giornali ma riceve un impulso davvero forte.
Silvio Berlusconi, un totem. Le montagne russe per un capo di Governo
Tutte le vicissitudini di Berlusconi da allora in poi sono nella memoria di tutti. I dati statistici parlano a tutto il 2021 di 36 processi istruiti a suo carico, in realtà lui stesso ebbe a dire che in 25 anni 88 erano stati i processi cui aveva dovuto presenziare, ma evidentemente si riferiva ai tre gradi di giudizio.
Ad onore del vero bisogna dire che: 10 sono state le sentenze di assoluzione piena ed altrettanti procedimenti sono stati archiviati d’ufficio. Alcuni processi sono ancora in corso ed in 1 solo si è arrivati a condanna definitiva per reati fiscali. Condanna che sconta con l’assegnazione ai servizi sociali nel 2015 e nel 2018 viene riabilitato, quindi ridiviene candidabile.
Chi grida allo scandalo invocando vizi e contro-vizi per la sua candidatura al Quirinale non dice cose esatte, dal punto di vista strettamente legale.
Silvio Berlusconi candidato e totem
Da qui in poi quelle che faremo sono tutte considerazioni che , però, nascono da ragionamenti logici che cercano di evitare il preconcetto con cui è fin troppo facile approcciare ad una figura come quella del leader di Forza Italia.
La prima considerazione è su quel vizio proprio della sinistra di demonizzare l’avversario. Un approccio che non ha dato frutti in passato e, crediamo, non ne darà ora. Stare li pedissequamente ad elencare tutti gli “errori” di Berlusconi non fa altro che fargli un favore enorme.
Vittima o carnefice?
A ben guardare e con i numeri che abbiamo citato, secondo logica, noi dovremmo assumere che o Berlusconi è un “reo incallito” rispetto al quale la magistratura, però, ha fatto e fa fatica a reperire prove inconfutabili delle sue malefatte e quindi non ne esce bene.
Oppure, bisogna ipotizzare che un minimo di “persecuzione giudiziaria” in quasi trent’anni di processi intentati e portati avanti da parte sempre del potere giudiziario ci deve pur essere stata. In entrambi i casi chi non ne esce proprio bene è sempre quest’ultimo. Gabbata o semplicemente intestardita nei suoi confronti la “Legge” non ci fa una bella figura.
Ecco, la sinistra italiana continua a fare sempre lo stesso errore: si arrocca, giudica, guarda la pagliuzza altrui ed evita di vedere la propria trave…Ditela come volete: se Berlusconi è quello che è oggi, se può dirsi perseguitato non è per sue paturnie mentali ma perché i dati oggettivi giocano a suo favore.
Se non Berlusconi chi?
Berlusconi è solo la figura più spendibile per mostrare le storture di un Paese come il nostro con la Costituzione più bella che possa esistere che dall’inizio degli anni ’90 del secolo scorso ha visto l’abdicazione della politica a favore del potere giudiziario che ad essa si è del tutto sostituita.
Colpa di quella politica? Probabile. C’erano storture insanabili in quella prima Repubblica? Senza dubbio. Che, però, allo Stato di Diritto si sia sostituito un malinteso Stato di Polizia in pectore sembra proprio abbastanza chiaro alla semplice lettura dei fatti storici.
In definitiva, dunque, prima di gridare allo scandalo s’inquadri bene la questione. Berlusconi non è una specie di anfesibena generata per partenogenesi incolpevole del sistema ma è figlio e prodotto primario di questo sistema politico istituzionale. I moralismi storici della sinistra o parte di essa cozzano contro una gestione molto discutibile del potere in questo scorcio di inizio del terzo millennio e nella coda finale del secolo scorso.
Berlusconi è l’incarnazione del conflitto d’interessi? Perché non si è mai messo mano legislativamente ad esso? Perché si è sempre preferito il biscottino alla sistemazione sine die della problematica?
Cosa uscirà dall’urna parlamentare lo sapremo fra qualche giorno ma il problema non è e non può essere Berlusconi in sè ma il Berlusconi che è dentro ognuno di noi.