Si parte da un incontro tra due vecchi esibizionisti in competizione per la conquista di una panchina e di un lampione. I due si scrutano, si provocano, ognuno prende le misure dell’altro; forse sono Freud e Marx, sopravvissuti al loro tempo e alla degenerazione del loro pensiero.
In un primo momento il palco si trasforma in un surreale ring, in cui l’uno tenta di mettere a tappeto l’altro a colpi di battute taglienti e di sottili provocazioni.
Con il passare del tempo le reciproche difese, lentamente, si abbasseranno. Ai momenti di ironico, a tratti sarcastico, conflitto tra i due protagonisti, si affiancheranno, così, i tentativi di unirsi per portare a termine la loro misteriosa e, forse, impudica missione.
Un’alleanza che li indurrà a tenere lo sguardo vigile per continuare a passare inosservati, mentre i frequenti passaggi di auto li costringeranno a mimetizzarsi, assumendo, di volta in volta, il ruolo di improbabili pagliacci, religiosi e venditori, sino al colpo di scena finale.
Uno spettacolo che nasce da una riflessione sull’abuso interpretativo delle idee e delle ideologie e che vuole essere un accorato appello al senso della responsabilità collettiva.
Uno spettacolo assai divertente, in cui si sorride e si ride tanto, ma che lascia un retrogusto amaro nel suo rifiutare possibili