Quando furono lanciate sul mercato le sigarette elettroniche, molti pensavano che si era trovata la soluzione alla lotta al tabagismo e ai danni connessi, ma contestualmente sono state avviate numerose ricerche che ne hanno dimostrato alcune criticità che dovranno essere oggetto di ulteriori accertamenti scientifici.
Tra le ultime, quella della University of Rochester di New York pubblicata sulla rivista Scientific Reports, che ha rilevato la sussistenza di correlazioni tra l’uso di questi dispositivi e il rallentamento nella guarigione e cicatrizzazione delle ferite all’interno del cavo orale. Ciò spiegherebbe anche la frequente formazione di afte, ulcere ed altre irritazioni nella bocca dei fumatori.
I tossicologi dell’università hanno osservato in laboratorio l’azione del fumo di queste sigarette su un campione di tessuto umano, danneggiato prima dell’esposizione. I graffi sul tessuto hanno causato a delle cellule note come fibroblasti l’alterazione della loro struttura che è finalizzata a riparare il danno.
Normalmente questo processo provoca la formazione di nuovo tessuto, mentre le cellule del vecchio si restringono e chiudono la ferita. Il contatto con le sostanze chimiche aromatizzate del vapore, tuttavia, priva i fibroblasti dell’energia necessaria per svolgere il loro compito, conseguentemente impedendo alla ferita di rimarginarsi correttamente.
«Le sigarette elettroniche sono considerate meno dannose di quelle convenzionali, ma la nostra ricerca dimostra che possono causare una varietà di altri problemi, non solo ai polmoni», ha spiegato il dottor Irfan Rahman. «La frequenza con la quale si fuma, sia che siano sigarette normali o vapore, determina la gravità del danno alle gengive e alla cavità orale».