Sicurezza in casa: durante la pandemia, la casa è stata riparo, isolamento, ufficio, luogo di cure e di affetti, presidio di sicurezza. Oggi la paura di molti di noi è che quel rifugio possa essere violato: per 55 italiani su 100 un furto o un’aggressione nella propria abitazione sono gli eventi che spaventano di più. È una paura, quindi una percezione: il dato reale ci dice che i furti sono diminuiti negli ultimi dieci anni (2012-2021). Ma la sicurezza personale rimane al centro delle preoccupazioni: 17 milioni di italiani si sentono poco o per nulla sicuri fra le mura domestiche, 6 milioni di donne hanno paura quando rimangono sole in casa di notte. Si può affermare, quindi, che è cresciuto l’investimento emotivo degli italiani nella propria abitazione.
Sicurezza in casa: dati sotto osservazione
Sono solo alcuni dei dati presentati a Roma nel corso della prima edizione di “La casa sicura del futuro”,Osservatorio sulla Sicurezza della Casa realizzato dal Censis su dati del Ministero dell’Interno e in collaborazione con Verisure.
Come si è trasformato il desiderio di sicurezza negli anni del Covid-19? Quali sono le minacce e i pericoli connessi alla “nuova normalità” imposta dalla pandemia? Quale ruolo possono giocare le nuove tecnologie al servizio della protezione della persona? Come rispondono le agenzie di sicurezza pubblica e privata? E infine: come sarà la casa sicura del futuro?
Le risposte a queste domande sono nel rapporto?
“I dati hanno mostrato sin da subito due trend molto importanti e apparentemente in contrasto” – afferma Stefan Konrad, Managing Director Verisure Italia, “da un lato i reati cosiddetti tradizionali sono diminuiti, dall’altro sono aumentati il bisogno di protezione e le richieste di sicurezza da parte dei cittadini”
“Quello che emerge con chiarezza dai dati del rapporto – aggiunge Massimiliano Valeri, Direttore del Censis – è che la sicurezza, come la salute, viene ormai percepita dai cittadini come un bene comune su cui non si accettano compromessi. Le persone cercano un’“incolumità dai rischi” che richiede soluzioni tecnologiche e organizzative nonché una collaborazione senza barriere fra pubblico e privato.”
La classifica delle paure
Significativa è la “classifica delle paure” secondo gli italiani: il 55,0% teme di subire un furto in casa; il 41,1% è preoccupato di subire un’aggressione fisica (44,8% delle donne e 37,3% degli uomini; ma per le donne il terrore è quello di subire una violenza sessuale (30,8%), mentre il 29,6% teme un’emergenza medica (con quote che raggiungono il 35,7% tra gli over 55).
Ma non sono solo i reati tradizionali a preoccupare. Un quarto degli intervistati (25,5%, che sale al 31,0% tra gli uomini) teme di subire un furto di dati on line e il 21,1% una truffa on line.
La casa, purtroppo, può anche essere luogo di violenze e maltrattamenti. E questo è ancor più vero proprio durante l’emergenza sanitaria, e anche in piena pandemia: nel 2021 stati denunciati 22.602 maltrattamenti contro famigliari e conviventi (+ 8,4% rispetto al 2019 e +4,1% rispetto al 2020); 17.539 atti persecutori (+9,2% dal 2019, +4,7% dal 2020); 5.169 violenze sessuali (+ 5,8% nel biennio, +14,9% nel solo ultimo anno), e 119 omicidi con vittime donne (+ 9,2% nel biennio, + 1,7% nell’ultimo anno, che significa due donne in più morte per mano di uomini).
Tecnologie in aiuto
Le tecnologie, unite alla sensibilità di chi opera nel mondo della sicurezza, possono essere un formidabile strumento di protezione della persona. Il moltiplicarsi delle minacce percepite e dei bisogni diversi di assistenza a cui rispondere, si accompagna a una individualizzazione della richiesta di sistemi di sicurezza, perché diverse fragilità sociali e condizioni abitative espongono a rischi diversi. Una necessità, quella di “sentirsi protetti”, che è diventata urgente proprio in questi anni.