Alla fine si torna in classe. Dopo dibattiti in Consiglio dei Ministri, scontri con i presidenti di regione, proteste da parte di comitati di genitori, scioperi da parte di professori e studenti, il mondo della scuola sembra ritrovare il suo avvio dopo la lunga pausa dei mesi scorsi. Un nodo difficile da sciogliere intrecciato com’è ad altri comparti come quello dei trasporti. La necessità di garantire la sicurezza agli studenti pone questioni di organizzazione ad ampio raggio. E i problemi non finiscono qui.
Si torna in classe: la fine di un incubo?
Da oggi si torna in classe nelle scuole superiori di Liguria, Lombardia, Marche e Umbria e nelle medie in Campania e in Lombardia. Il calendario dovrebbe esaurirsi per tutte le regioni il prossimo 1° febbraio. La frequenza è stabilita al 50% e gli orari di ingresso sono scaglionati. Anche i presidenti di Regione più reticenti hanno dovuto arrendersi di fronte alle sentenze del TAR davanti al quale sono stati portati dai movimenti genitori per il rientro a scuola. Diverse le motivazioni dei ricorsi: dal fallimento della Didattica a Distanza, alla mancanza di socialità. I genitori si sono a lungo battuti perché la scuola riaprisse soprattutto nelle regioni gialle.
Riapertura in sicurezza
Riaprire sì ma in sicurezza, hanno chiesto soprattutto gli operatori della scuola. La ministra Azzolina ha ribadito che le regole stabilite funzionano e che le scuole sono sicure. A questo andrà aggiunto uno screening di massa per tutto il personale scolastico. C’è stato anche chi ha proposto, per aumentare la sicurezza, di far rientrare i docenti e tutto il personale scolastico nelle categorie da vaccinare per prime. Ipotesi poi caduta nel vuoto. Ora che le scuole stanno riaprendo piovono le incertezze proprio sulla questione sicurezza. Si temono nuovi focolai e che le lezioni procederanno a singhiozzo tra una quarantena e l’altra.
Il nodo scuola
Sentiamo cori di protesta ormai su ogni argomento. La gestione della pandemia, i vaccini, i ristori e la scuola non è da meno. L’opinione pubblica è spaccata in due su ogni questione. Quanto alla scuola, per poter venire alla soluzione della questione dovremmo avere dati ufficiali sui contagi negli istituti, di cui, però, non disponiamo. Dovremmo soprattutto andare oltre la stretta contingenza di questo anno scolastico e del dilemma riaprire non riaprire e iniziare a pensare alla scuola che vogliamo. Pretendere che la ricostruzione che attende il nostro Paese a partire dai prossimi mesi, quando arriveranno le risorse necessarie, ponga la scuola al suo centro. Che si pensi a questioni strutturali come alle attrezzature, che si pensi a una nuova didattica più digitale e inclusiva. Insomma che quella della pandemia diventi un’occasione di cambiamento.
In copertina foto di Enzo Fortunato