In piena seconda ondata di pandemia si apre una crisi di governo. Si apre per compulsione di uno dei partiti di governo nato da pochi mesi (che quindi non ha i numeri per governare) e che non ha interesse, a suo dire, a stringere alleanze con l’opposizione. Partendo da questi presupposti, che significato ha creare una frattura all’interno di un governo? E poi, quanto bene può fare una mossa simile a un Paese che ha ancora tanto lavoro da fare per uscire dalla pandemia?
Crisi di governo: come si apre la frattura
Tutto era iniziato con la gestione del Recovery Fund. 200 miliardi di euro sono davvero tanti e l’idea di affidare la loro gestione a una task foce di manager non era gradita ai parlamentari di Italia Viva che avevano fatto sentire forte la loro voce. Alla fine della contrattazione la strada dei manager era stata abbandonata. A chi aveva accusato i renziani di aver fatto un discorso meramente di poltrone e di gestione economica la partita poteva apparire chiusa. E invece no. La “fase 2” ha messo sul tavolo il Mes al quale Italia Viva era favorevole e la delega ai servizi segreti assunta da Conte. Passo dopo passo, la distanza tra Conte e Renzi è andata sempre più allungandosi fino all’annuncio di quest’ultimo del ritiro delle sue ministre. In questo quadro, le riflessioni da fare sono diverse.
In piena pandemia…
Prima fra tutte: una crisi di governo si apre per motivi specifici, cioè quando non si hanno margini di trattativa con le altre forze di governo, quando si ritiene di poter ribaltare gli esiti nelle urne elettorali. In questo caso, non solo le richieste di Renzi sono state ascoltate e in parte anche accolte, quanto è matematico che Italia Viva non avrebbe il consenso elettorale adeguato per andare al governo. Il gesto, che per alcuni sembra più un esercizio di narcisismo dettato da astinenza di popolarità, potrebbe rivelarsi un ennesimo autogoal (vedi referendum).
La seconda riflessione è: l’agenda del nostro governo in questi giorni prevede l’approvazione di un nuovo DPCM, visto che siamo alla scadenza di quello precedente, del Recovery Plan e dello scostamento di bilancio. Quanto spazio c’è per una crisi di governo come quella aperta da Renzi? L’ipotesi di elezioni anticipate non è pensabile nel pieno di un’emergenza sanitaria, con una campagna vaccinale in corso. Anche se questo è ciò che chiedono i partiti d’opposizione.
… arrivano i costruttori
E qui veniamo all’ultima riflessione, quella più amara. Quella su una classe politica che manca di spessore a prescindere dal lato del parlamento in cui siede. Abbandonata la visione di un governo di unità nazionale, che avrebbe dovuto scattare con l’inizio dell’emergenza sanitaria, si dovrebbe seguire una linea quanto meno responsabile. Aggettivo così in voga in questi ultimi giorni e che tanti amano sfoggiare. Ora, però, che Conte si è presentato al Quirinale da Mattarella, è il turno dei “costruttori” di coloro, cioè, che sono disposti a restare al fianco del premier per mandare avanti questo governo. Un bel vocabolo che dovrà essere riempito di contenuti concreti.
In copertina foto di Parlamento europeo