Martin Shultz è stato eletto presidente dell’Europarlamento con 409 voti su 612. Rinnovato quindi il suo mandato dopo due ani e mezzo, e si inaugura così l’ottava legislatura europea.
Gli altri candidati, lo spagnolo Pablo Iglesias leader dei Podemos, ha ottenuto 51 preferenze come la rappresentante dei Verdi, l’austriaca Urlike Lunacek, mentre il conservatore britannico Sajjad Karim ne ha ottenuti 101. Ad aprire i lavori è stato Giovanni Pittella presidente ad interim per l’occasione. Durante l’elezione del presidente non sono mancate le prime polemiche, i 24 eurodeputati dell’Ukip, il partito indipendentista inglese hanno infatti fatto un ingresso più che scenografico tenendo le spalle in occasione dell’inno. Tra i 24 spicca David Coburn, indipendentista scozzese, che per l’occasione ha indossato un kilt dimostrando così il forte euroscetticismo che anima il suo partito e il suo profondo attaccamento alla terra scozzese.
Dopo l’elezione di oggi quindi dovranno partire i lavori ma le cose sembrano essere completamente diverse rispetto alle passate legislature. La percentuale di euroscettici non è mai stata così alta, tra il 25 e il 30% circa, e questa spaccatura di sicuro metterà a rischio e soprattutto rallenterà il Parlamento nelle sue pratiche.
Cerchiamo di capire adesso chi effettivamente siede tra i banchi di Bruxelles, dai popolari il partito più numeroso, ma fortemente rimaneggiato rispetto al precedente quinquennio fino ad arrivare al gruppo dei non iscritti.
Proprio il PPE, Partito Popolare Europeo, nel quale confluisce il PDL di Berlusconi e l’NCD di Alfano ha raggiunto la quota di 221 deputati, e possiede la metà dei 14 vicepresidenti tra i quali figura l’italiana Roberta Angelilli, dell’NCD.
L’S&D, Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Riformisti Europei, gruppo storico dell’Europarlamento, ha raggiunto 191 deputati e in questo gruppo sono presenti il PD di Renzi e il Partito Socialista Italiano e possiede 3 vicepresidenti, tra i quali spicca il nome di Giovanni Pittella che ha assunto la carica di Presidente ad interim fino all’elezione di oggi.
Il terzo gruppo per numero di deputati, l’ECR Conservatori e Riformisti, che ha ottenuto alle elezioni del 25 maggio 70 eurodeputati ha tra le proprie file solo un vicepresidente il ceco Oldrich Vlasak, ma ha fatto un salto in avanti rispetto al 2009.
Il quarto gruppo è l’ALDE, Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, che subito un duro colpo alle ultime elezioni raggiungendo solo 67 deputati, e possiede due vicepresidente, il tedesco Alexander Alvaro e il britannico Edward McMillan-Scott.
Il quinto gruppo invece EUL-NGL, Gruppo Confederale della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Nordica, ha guadagnato 12 deputati rispetto al 2009 raggiungendo quota 52 ma senza possedere alcun vicepresidente.
Il sesto gruppo, G-EFA Verdi-Alleanza, ha raggiunto 50 deputati e un solo vicepresidente, la belga Isabelle Durant.
L’ultimo gruppo, EFD l’Europa della Libertà e della Democrazia, ha guadagnato 17 deputati arrivando a quota 48, in questo gruppo sono presenti gli eletti del M5S assieme ai rappresentanti dell’Ukip di Nigel Farange.
Tutt’altro discorso è quello da fare sui 52 europarlamentari non iscritti ad alcun gruppo, ne fanno parte infatti i 23 eurodeputati del Front National che ha sbaragliato gli avversari d’oltralpe, ma la mediazione di Marine Le Pen, rappresentante del partito, non è bastata a convincere 7 partiti di diversi paesi, quota necessaria per dare vita ad un gruppo parlamentare a Bruxelles. Hanno perso l’occasione anche i 5 della Lega Nord, i 4 del Pvv olandese guidati da Geert Wilders, i 5 dell’Fpo di Stranche, primo partito in Austria, e i belgi del Vlaams Belang. Molti degli euroscettici hanno quindi ingrossato le fila del gruppo dei non iscritti e per forza di cosa la loro opposizione non potrà avere quell’energia che ci si aspettava, il loro mancato accordo rende l’euroscetticismo meno compatto di quanto si pensasse ma rimane sempre un pericolo costante che può minare le basi della Comunità Europea stessa.
Gli altri candidati, lo spagnolo Pablo Iglesias leader dei Podemos, ha ottenuto 51 preferenze come la rappresentante dei Verdi, l’austriaca Urlike Lunacek, mentre il conservatore britannico Sajjad Karim ne ha ottenuti 101. Ad aprire i lavori è stato Giovanni Pittella presidente ad interim per l’occasione. Durante l’elezione del presidente non sono mancate le prime polemiche, i 24 eurodeputati dell’Ukip, il partito indipendentista inglese hanno infatti fatto un ingresso più che scenografico tenendo le spalle in occasione dell’inno. Tra i 24 spicca David Coburn, indipendentista scozzese, che per l’occasione ha indossato un kilt dimostrando così il forte euroscetticismo che anima il suo partito e il suo profondo attaccamento alla terra scozzese.
Dopo l’elezione di oggi quindi dovranno partire i lavori ma le cose sembrano essere completamente diverse rispetto alle passate legislature. La percentuale di euroscettici non è mai stata così alta, tra il 25 e il 30% circa, e questa spaccatura di sicuro metterà a rischio e soprattutto rallenterà il Parlamento nelle sue pratiche.
Cerchiamo di capire adesso chi effettivamente siede tra i banchi di Bruxelles, dai popolari il partito più numeroso, ma fortemente rimaneggiato rispetto al precedente quinquennio fino ad arrivare al gruppo dei non iscritti.
Proprio il PPE, Partito Popolare Europeo, nel quale confluisce il PDL di Berlusconi e l’NCD di Alfano ha raggiunto la quota di 221 deputati, e possiede la metà dei 14 vicepresidenti tra i quali figura l’italiana Roberta Angelilli, dell’NCD.
L’S&D, Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Riformisti Europei, gruppo storico dell’Europarlamento, ha raggiunto 191 deputati e in questo gruppo sono presenti il PD di Renzi e il Partito Socialista Italiano e possiede 3 vicepresidenti, tra i quali spicca il nome di Giovanni Pittella che ha assunto la carica di Presidente ad interim fino all’elezione di oggi.
Il terzo gruppo per numero di deputati, l’ECR Conservatori e Riformisti, che ha ottenuto alle elezioni del 25 maggio 70 eurodeputati ha tra le proprie file solo un vicepresidente il ceco Oldrich Vlasak, ma ha fatto un salto in avanti rispetto al 2009.
Il quarto gruppo è l’ALDE, Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, che subito un duro colpo alle ultime elezioni raggiungendo solo 67 deputati, e possiede due vicepresidente, il tedesco Alexander Alvaro e il britannico Edward McMillan-Scott.
Il quinto gruppo invece EUL-NGL, Gruppo Confederale della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Nordica, ha guadagnato 12 deputati rispetto al 2009 raggiungendo quota 52 ma senza possedere alcun vicepresidente.
Il sesto gruppo, G-EFA Verdi-Alleanza, ha raggiunto 50 deputati e un solo vicepresidente, la belga Isabelle Durant.
L’ultimo gruppo, EFD l’Europa della Libertà e della Democrazia, ha guadagnato 17 deputati arrivando a quota 48, in questo gruppo sono presenti gli eletti del M5S assieme ai rappresentanti dell’Ukip di Nigel Farange.
Tutt’altro discorso è quello da fare sui 52 europarlamentari non iscritti ad alcun gruppo, ne fanno parte infatti i 23 eurodeputati del Front National che ha sbaragliato gli avversari d’oltralpe, ma la mediazione di Marine Le Pen, rappresentante del partito, non è bastata a convincere 7 partiti di diversi paesi, quota necessaria per dare vita ad un gruppo parlamentare a Bruxelles. Hanno perso l’occasione anche i 5 della Lega Nord, i 4 del Pvv olandese guidati da Geert Wilders, i 5 dell’Fpo di Stranche, primo partito in Austria, e i belgi del Vlaams Belang. Molti degli euroscettici hanno quindi ingrossato le fila del gruppo dei non iscritti e per forza di cosa la loro opposizione non potrà avere quell’energia che ci si aspettava, il loro mancato accordo rende l’euroscetticismo meno compatto di quanto si pensasse ma rimane sempre un pericolo costante che può minare le basi della Comunità Europea stessa.