Shozo Shimamoto è stato co-fondatore con Jiro Yoshihara del movimento Gutai (che significa ‘concretezza’). Nel 1954 il movimento prese le mosse da una serie di fermenti che in quegli anni animarono il Giappone e favorirono un processo di radicale ripensamento della tradizione artistica e pittorica in particolare. Il Gutai guarda alla tradizione occidentale, alle avanguardie europee, all’Informale, al razionalismo minimalista, e mira a superarli sperimentando nuove soluzioni linguistiche. Con il Manifesto Gutai del 1956 e Per una messa al bando del pennello, scritto dallo stesso Shimamoto nel 1957, si delineano i riferimenti (tra i quali l’action painting di Pollock) e gli intenti di questa esperienza artistica: l’arte è azione, l’atto di dipingere è autonomo rispetto al risultato che ambisce a raggiungere, l’arte si fa evento. Le performance outdoor di Shimamoto sfociano in vere e proprie installazioni ambientali, in cui l’interazione con il visitatore e con lo spazio circostante superano la dimensione contemplativa dell’opera e introducono un’esperienza attiva alla fruizione.
L’idea di Shimamoto è ricondurre il colore alla dimensione di materia, alla fisicità di elemento cromatico non più percepito come veicolo della rappresentazione. Shimamoto sceglie di utilizzare uno strumento intermediario, quasi un aiuto meccanico – come la bottiglia o il bicchiere pieno di colore che s’infrange sulla tela – che distanzi l’artista dalla materia cromatica e metta in gioco il caso per annullare la personalizzazione dell’espressione artistica.
Il risultato della sua tecnica, definito bottle crash, è una vera esplosione cromatica. Specialmente nell’ultimo decennio della sua produzione, le azioni di bottle crash assumono una particolare configurazione sia per quanto riguarda il rapporto tra evento e opera, sia per la dimensione emotiva connessa all’azione. Si tratta infatti di momenti rappresentativi e spettacolari, veri e propri atti sociali, che prevedono la produzione di quadri quale loro esito. Il risultato è frutto del caso, ma il gesto e la sua spettacolarizzazione sono calibratissimi. Shimamoto, talvolta in posizione sopraelevata rispetto al “campo” di lavoro, non si limita a scagliare contro la superficie terrena i bicchieri di plastica e le bottiglie riempite di colore, ma le solleva, le mostra in una sorta di ostensione celebrativa e poi le affida alla caduta. Le performance di Shimamoto sono una manifestazione drammaturgica, spesso dai connotati di una danza. Le sue tele, come grandi e piccoli universi, racchiudono questa danza cosmica al loro interno e ne liberano l’energia davanti a chi le osserva.
Rosanna Chiessi, è stata simbolo e protagonista femminile del mondo dell’arte italiana e internazionale attraverso il suo impegno nella conoscenza e diffusione di alcune delle avanguardie più influenti del secondo Novecento (Fluxus, Arte Concettuale italiana, Azionismo Viennese e altro). Ha fondato l’Archivio Pari&Dispari e si è interessa, nell’ultimo decennio della sua vita, al movimento Gutai e in particolare all’opera di Shimamoto, con il quale ha instaurato un profondo rapporto di amicizia e collaborazione.
Tra le opere esposte in galleria figurano anche alcuni dei più interessanti esiti delle performance svolte nel 2008 alla Certosa di Capri e a Punta Campanella.