E’ stato pubblicato il volume ‘Sguardi/Gazes’ curato da Stefania Pafumi, ricercatrice archeologa dell’Istituto di Studi sulle società del mediterraneo di Napoli e da Giovanni Fragalà, responsabile del Laboratorio di fotografia applicata all’archeologia dell’Ibam Cnr di Catania. Esso contiene 32 scatti fotografici di sculture greche e romane, già appartenute alle collezioni storiche (Biscari e Benedettini) del Museo Civico di Castello Ursino di Catania.
In gran parte conservate nei depositi e in attesa di un loro riallestimento, le sculture antiche del museo di Catania tornano in questo modo a ‘esistere’ per tutti, non solo per lo studioso, attraverso l’obiettivo del fotografo che ha saputo infondere in ciascuna di loro inaspettata e prorompente umanità. Alla base di questa sperimentazione è il lavoro che da tempo Stefania Pafumi, archeologa dell’Issm, conduce insieme a Giovanni Fragalà, esperto fotografo con una lunga esperienza in Italia e all’estero in missioni archeologiche, nei depositi del Museo Civico di Catania, per l’edizione scientifica delle sculture. Il volume ‘Sguardi/Gazes’ nasce dalla volontà di entrambi gli autori di dare concretezza a sensazioni e percezioni che ciascuno di loro ha maturato in corso d’opera, durante le fasi di attività nei magazzini del Museo che hanno comportato anche faticose operazioni di movimentazione e pulizia delle sculture.
Ne è scaturito un volume moderno, nella veste grafica e nell’intento, con scatti fotografici a colore che enfatizzano i volti dei soggetti rappresentati: divinità, giovani atleti, giovani donne, fanciulli, etc …Tagli fotografici appositamente studiati per creare attraverso gli sguardi – delle sculture ritratte e del pubblico che le osserva – un gioco di relazioni che vuole essere metafora della contemporaneità dell’antico, della sua necessità, della sua forza senza tempo. Un sistema di relazioni attraverso il quale gli oggetti, in questo caso le sculture, vivono e comunicano. Quando ciò avviene, come dice uno degli autori, la «conoscenza si fa storia e l’emozione diventa futuro». E’ quello che vorremmo accadesse a ognuno di noi quando visitiamo un museo, dove troviamo oggetti spesso avulsi dai loro contesti originari, ma non per questo necessariamente privi di contesto, perché molteplici e tutte ugualmente interessanti sono le informazioni che essi sono in grado di fornire agli specialisti e al pubblico più vasto, generando sempre nuovi, infiniti, contesti non solo culturali, ma anche relazionali ed emozionali.
La percezione visiva è la forma più comune attraverso cui avviene la comunicazione tra noi e gli oggetti e da questa esperienza sensoriale deriva per noi una conoscenza, tanto più ricca quanto più è ricca la possibilità di conoscere le storie di quegli oggetti. Rendere facile l’accesso a quelle storie è compito dell’archeologo, ma perché una conoscenza avvenga occorre innanzitutto un incontro e, come si legge in quarta di copertina, «spesso gli incontri più emozionanti sono fatti di silenzi, di semplici ‘sguardi‘»