Tra i danni ambientali che stiamo registrando in questi anni c’è il rischio di una sesta estinzione di massa. Le estinzioni di massa sono un fenomeno già visto dal nostro pianeta a causa delle mutazioni naturali subite dal pianeta. Stavolta, però, dietro il fenomeno c’è la mano dell’uomo che con le sue politiche industriali ha causato il surriscaldamento globale e, di conseguenza, i cambiamenti climatici che tutti osserviamo. Cos’è la sesta estinzione di massa?
Biodiversità: la nostra vera ricchezza
La tutela della biodiversità è uno degli obiettivi specifici del più ampio capitolo sulla tutela ambientale. Riuscire a preservare le diverse specie animali e vegetali è la prova, infatti, che l’habitat naturale nel quale vivono è intatto. La storia del nostro pianeta è fatta di mutamenti ambientali che hanno portato, nel passato, all’estinzione di massa di specie animali e vegetali, leggi i dinosauri. L’evento si è verificato per cinque volte in milioni di anni e oggi, o meglio da diversi anni, gli scienziati stanno riscontrando il fenomeno per la sesta volta.
Cos’è la sesta estinzione di massa
Il fenomeno, così come osservato dagli studiosi, porterà nel giro di pochi decenni alla scomparsa dei tre quarti delle specie presenti. Per estinzione di massa, infatti, si intende la perdita del 75% delle specie che abitano il pianeta nell’intervallo di tempo pari a tre milioni di anni. Se si osservano i dati sulla presenza delle specie animali sul pianeta e che il grido d’allarme era stato già lanciato negli anni Sessanta, ci rendiamo conto di quanto sia reale il rischio di un’estinzione di massa. L’evento è provocato da elevate concentrazioni di carbonio nell’aria. Se si tratta di un evento per così dire fisiologico perché pensiamo di poterci mettere riparo? Perché stavolta, la compromettente presenza di carbonio è determinata dall’uomo. Il rischio estinzione per una specie come quella dei panda è stato provocato dalla selvaggia deforestazione che ha privato gli esemplari della loro unica fonte di sostentamento: il bambù. I lupi, da poco tornati a popolare i boschi dopo aver rischiato l’estinzione, erano sistematicamente uccisi dall’uomo. Per le api, altra specie monitorata dagli studiosi perché ancora in pericolo, il rischio è dovuto, invece, da molteplici fattori. Dall’uso di pesticidi al sistema della monocoltura e alla perdita dei loro habitat naturali.
Quanto contano le api
Il pericolo che corrono le api si riversa direttamente sulla vita dell’uomo. Questo operoso insetto, infatti, non è solo il produttore di un alimento dalle importanti proprietà nutritive come il miele. Alle api, al loro svolazzare da un fiore all’altro, si deve l’impollinazione e all’impollinazione si deve la riproduzione di molti alimenti vegetali che consumiamo. In sintesi, se dovessero estinguersi le api, non avremmo più, tra gli altri, pomodori, mele, pesche, ciliegie, kiwi. Se la sesta estinzione di massa si completasse, l’uomo resterebbe fondamentalmente da solo e con pochissimo cibo a disposizione. Uno scenario che, negli anni Sessanta, sembrava apocalittico quanto irrealizzabile, ma ora, con disastri ambientali all’ordine del giorno, si fa sempre più realistico.
In copertina foto di Annette Meyer da Pixabay