La CNESC, il Forum Nazionale del Servizio Civile, l’AOI e la Rappresentanza Nazionale degli Operatori Volontari esprimono apprezzamento per lo sblocco delle partenze in alcune aree di 7 Paesi in seguito alla Circolare recante indicazioni agli enti di servizio civile in relazione all’impiego degli operatori volontari in Paesi esteri a rischiopubblicata lo scorso 23 settembre.
Un’apertura importante che permette finalmente ad almeno 112 operatori volontari di ripartire.
Tuttavia rimangono ancora circa 150 giovani bloccati, numero che rischia di diminuire anche per le rinunce- ad oggi almeno 38- di quanti non ce la fanno più a rimanere sospesi nel limbo, demotivati e sfiduciati dopo essere stati avviati al servizio e da quasi due mesi, per la maggior parte, bloccati nelle partenze dalla comunicazione del 13 agosto.
Quali le prospettive future? Quali gli ulteriori passi verso lo sblocco delle partenze?
Domande che rimangono ancora senza risposta, motivo per cui gli enti e la rappresentanza degli Operatori Volontari pochi giorni fa hanno mandato una richiesta di incontro alla Ministra Dadone.
Appurato, infatti, dopo la risposta ufficiale del MAECI all’interrogazione parlamentare sul blocco delle partenze, che il parere negativo non è da intendersi come divieto, la responsabilità della decisione è proprio del Dipartimento e della Ministra.
L’obiettivo dell’incontro non è solo quello di sbloccare le partenze per i 12 Paesi, anche perchè attraverso il lavoro degli enti e la disponibilità dei giovani al ricollocamento in altri Paesi, immaginiamo di poter trovare, in tempi brevi, una opportunità d’impegno all’estero per la maggior parte degli operatori volontari bloccati, ma soprattutto di ridefinire una procedura certa, anche in vista della valutazione dei programmi in corso e per l’imminente bando sui Corpi Civili di Pace, che stabilisca quando non si può andare nel Paese.
Ad oggi, infatti, i protocolli previsti sembrano essere disattesi: per la maggior parte dei Paesi infatti il sito www.viaggiaresicuri.com non sconsiglia a qualsiasi titolo l’ingresso, se non per alcune aree dove non sono presenti le sedi degli enti, col risultato che per lavoro o studio qualsiasi cittadino italiano può recarsi oggi nei Paesi interessati dal blocco, ma non per il Servizio civile.
Inoltre, risulta ormai evidente che, alla base della decisione sulle partenze, non c’è una valutazione dei piani di sicurezza previsti dagli enti, che individuano gli accorgimenti necessari per garantire appunto i livelli di sicurezza, ma soltanto una fotografia dei rischi presenti nel Paese.
E ancora, il MAECI a un tavolo congiunto il 16 settembre, ha dato il suo nulla osta al Dipartimento perché fossero condivise con gli enti le motivazioni (sanitarie? di ordine politico?) alla base del “divieto”. Informazioni essenziali per adeguare i piani di sicurezza ai rischi presenti ma che ad oggi non sono state ancora socializzate.
Ancora, la circolare del 23 settembre non recepisce alcuni suggerimenti degli enti per rendere maggiormente flessibile il ricollocamento dei volontari in altri Paesi, considerando la situazione straordinaria della sospensione delle partenze. Seppur disponibili a cercare soluzioni e a tentare una seppur complessa riorganizzazione, gli enti si trovano limitati da alcuni vincoli formali, che potrebbero essere superati facendo tesoro dell’esperienza del bando precedente, quando sono stati messi in campo strumenti flessibili per gestire l’emergenza.
La richiesta, infine, di un’assicurazione sanitaria integrativa obbligatoria come condizione necessaria per lo sblocco di alcuni Paesi – vedi Ecuador e Cile – dovrebbe essere, secondo gli enti, una responsabilità del Dipartimento non solo in quanto titolare della copertura assicurativa generale degli operatori volontari ma anche in relazione alla copertura economica garantita, ad esempio, dal risparmio legato alle posizioni previste ma che non verranno attivate con il quale si potrebbero coprire le spese aggiuntive richieste per garantire maggiore sicurezza.
Gli enti e la rappresentanza dei giovani confidano nella disponibilità della Ministra a incontrarli, a fare il possibile per sbloccare in tempi rapidi i Paesi ancora sospesi e a chiarire le procedure che realmente garantiscono la sicurezza, trasformando così una situazione problematica in una opportunità di crescita per l’istituto del servizio civile all’estero.