Esercizi chiusi e uno striscione a lutto lungo cinque chilometri sono gli elementi della protesta di un settore economico al tracollo in una città che dovrebbe vivere di turismo. Il Comune condannato a sborsare 25mila euro ai cittadini che hanno fatto ricorso al Giudice con una class action per i danni della crisi del 2008
Da largo Sermoneta a Castel dell’Ovo ristoranti, bar e chalet del lungomare di Napoli, , resteranno chiusi, giovedì prossimo, per tutta la giornata, in segno di protesta contro le istituzioni locali ”che si rendono di fatto complici del declino turistico di Napoli”. Così, i proprietari degli esercizi commerciali, intendono manifestare il loro dissenso ”contro l’immagine di una città sommersa dai rifiuti e vittima di una burocrazia lenta e penalizzante per gli operatori del settore della ristorazione”. Sarà esposto uno striscione nero della lunghezza di 5 chilometri in segno di lutto. Carmine Bucci, presidente dei consorzi ‘Borgo Partenope’ e ‘Caracciolo Mergellina’, le due sigle promotrici della serrata di giovedì, annuncia una conferenza stampa, in programma domani, alle ore 11.30, nel ristorante’Fresco’, in via Partenope 8, alla quale prenderanno parte i consorziati. Nel corso dell’incontro verranno spiegate le ragioni della protesta e presentato un progetto di rilancio turistico autofinanziato dagli stessi Consorzi. “I nostri 700 dipendenti sorreggeranno – afferma Bucci – uno striscione nero della lunghezza di 5 chilometri in segno di lutto per una città che sta morendo nel silenzio generale”.”Il nostro slogan parla chiaro: provate a immaginare il lungomare di Napoli spento – sottolinea Bucci – una provocazione che lanciamo alle istituzioni perché i ristoranti, i bar e gli chalet del lungomare sono l’anima del turismo partenopeo”. Intanto, il giudice di pace condanna il Comune di Napoli a risarcire i cittadini per i torti e i disagi subìti nel corso della crisi dei rifiuti del 2008. E Palazzo San Giacomo dovrà versare seicento euro a ciascuno dei venticinque cittadini che si sono uniti in una piccola class action per protestare contro i disagi vissuti a causa della raccolta differenziata fallita. Il Comune dovrà sborsare in tutto 25mila euro