Parole in libertà
Senza Tema! Poesie coraggiosamente atematiche, curata da Pietro Pancamo ed edita da Edizioni Simple, è una bellissima raccolta di poesie composta dai lavori di sei poeti. Massimo Mila, Kikai, Angela Lombardozzi, Tommaso Meldolesi, Fabio Sebastiani e Pietro Pancamo deliziano i lettori con versi che toccano l’anima. Ecco allora poesie che ci accompagnano nel flusso di coscienza con elenganza, altre che ci strappano un sorriso zen, altre ancora che ci catapultano in un’atmosfera quasi da fiaba oppure nelle piccole miserie del grigiore quotidiano.
Senza Tema! Poesie coraggiosamente atematiche è un libro da assaporare, centellinare, per dare tempo ai nostri sensi di inebriarsi di parole che avvolgono l’anima.
Ringrazio Pietro Pancamo, curatore del testo, per averci tolto qualche curiosità sulla raccolta e per aver raccontato il suo punto di vista su alcuni aspetti che riguardano la poesia. Il libro ha il pregio di raccogliere parole in libertà, voli dell’anima di ogni singolo autore che, senza alcun vincolo tematico, hanno avuto l’opportunità di esprimersi al meglio.
Senza Tema! Poesie coraggiosamente atematiche
Salve Pietro, lei è nuovo al pubblico di Cinquecolonne Magazine. Ci racconta brevemente cosa fa nella vita e quando è entrata la poesia nella sua vita?
Il mio rapporto con la “musa” è cambiato nel tempo. All’inizio, ovvero quand’ero piccolo (sui quindici anni se non sbaglio), pensavo che la poesia fosse una sorta di vocazione o “chiamata”. Ricordo che nel mio cervello si formavano versi in continuazione, ad ogni ora, senza che io minimamente li cercassi o “propiziassi”. Adesso la poesia è una delle tante attività che scandiscono la mia giornata di redattore tuttofare, impegnato senza sosta a scrivere liriche, novelle e recensioni, a correggere quelle che gli vengono sottoposte, a costruire e-book, a trafficare con file audio di varie estensioni per tirarne fuori sottofondi musicali, interviste o addirittura trasmissioni. Quindi se oggi continuo a buttar giù strofe e componimenti, è per lavoro e per abitudine.
Senza tema! è un vero e proprio atto di ribellione. Ci spiega perché considera le antologie a tema una moda? Non pensa che possa essere utile al lettore avere un minimo di bussola per orientarsi in un linguaggio che è meno esplicito rispetto alla prosa?
Il numero esorbitante di antologie a tema oggi in circolazione dimostra come esse, ormai, siano diventate una consuetudine abusata, cioè una moda nel senso più negativo del termine. E in quanto alla bussola, lungo le pagine del mio libro il lettore viene puntualmente guidato e condotto per mano da una serie di brevi, ma chiari commenti critici: ovvero quelli che ho appositamente redatto per spiegare, con precisione, da che prospettiva approcciare ciascuno degli autori inclusi nel volume.
I poeti che ha scelto per il suo libro con che criterio li ha selezionati? C’è qualche elemento che li accomuna?
Fra tutti gli autori che, nel tempo, hanno partecipato ai reading letterari che organizzo periodicamente a Milano, ho scelto per la pubblicazione nell’antologia coloro che, a mio parere, si sono rivelati i migliori e i più significativi. Ad accomunare questi “eletti”, la tendenza innata che hanno a parlare di sentimenti, per restituire alla poesia il suo ruolo e la sua dignità di voce dell’anima.
Fermo restando che tutte le poesie raccolte nel libro sono belle, ce n’è una che l’ha colpita particolarmente? E perché?
Dei miei autori non mi ha colpito una poesia soltanto, ma tutte. Ed il perché lo spiegano i commenti di cui ho corredato il libro e dei quali ecco un estratto: “Per lo storico della musica Massimo Mila, a predominare, nei brani di Mozart, è un benefico sorriso fra le lacrime. Io credo di poter dire lo stesso per i versi della brava Kikai. Le liriche di Angela Lombardozzi rispecchiano invece l’assenza di senso dalla quale l’esistenza di noi uomini è spesso afflitta. E se le poesie di Tommaso Meldolesi prendono le mosse da una sognante rassegnazione che piega il ginocchio dinanzi alle (s)torture dell’esistenza, Fabio Sebastiani ci svela le piccole miserie del grigiore quotidiano, presentandole come un rito a cui noi umani, in nome di una vita completamente ottusa e quindi molto più comoda, ci siamo autoaddomesticati con tenacia imperterrita”.
A proposito di poesia, pensa che il genere sia ancora di nicchia sul mercato? Se sì, secondo lei, cosa si dovrebbe fare per stimolare la lettura e la scrittura di poesie?
La poesia italiana ha già, in fondo, un suo pubblico di affezionati, cospicuo a sufficienza, ed eviterà di trasformarsi in un genere di nicchia solo a patto che ritorni alla sua funzione principe di voce dell’anima, senza lasciarsi più sfregiare dalle manie intellettualoidi di certi autori, anche di spicco, che la stanno attualmente sfigurando coi loro versi troppo freddi e cerebrotici.
Pietro Pancamo, classe, 1972 è un editor professionista. È autore del volumetto di versi «Manto di vita» (LietoColle) e figura nell’antologia «Poetando» (Aliberti), curata da Maurizio Costanzo.
Ha collaborato con “Il sabato del racconto”, rubrica settimanale dell’edizione parmense de «la
Repubblica». Fra i giornali e le riviste che hanno dato spazio alle sue liriche, novelle o recensioni
Ricordiamo il «Corriere della Sera», «Il Fatto Quotidiano», «Atelier», «Carmilla», «Gradiva», «La poesia e lo spirito», «Nazione Indiana», «Poesia» (Crocetti editore), «Poetarum Silva», «Vibrisse» e il blog «Poesia» della Rai.
Per «Beyond Thirty-Nine» (portale di Hong Kong, fondato dal romanziere della Mursia Angelo
Paratico) ha ideato e presentato un podcast culturale in inglese.