Sentenza Juventus: ecco come si decreta la morte del calcio in Italia! Settecento diciotto mila euro l’ammenda comminata alla società torinese per la manovra stipendi, i rapporti con gli agenti e le presunte partnership sospette con altri club a seguito del patteggiamento proposto dai legali a fronte del deferimento davanti agli organi della giustizia sportiva.
Una cosa vergognosa è dire poco. Fermo restando tutto il discorso che si può fare, in punta di diritto, e che prevede senza dubbio l’utilizzo dell’istituto del patteggiamento, il colpo di spugna su un quadro processuale che doveva concludersi con un ben altro finale annunciato, lascia quanto meno sconcertati e sempre meno convinti verso uno sport che non è più tale da tempo ma che ora perde davvero quella residuale credibilità che, forse, ancora conservava.
Di gravità inaudita, al di là dei commenti degli interessati e dei tifosi di parte, ovviamente è la dichiarazione del presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio Gabriele Gravina che subito dopo che la sentenza è stata resa nota si è affrettato a dire:
“Ritengo sia il risultato più bello per il calcio italiano. Ci auguriamo di aver riportato serenità”.
Sentenza Juventus: sconcertante a dir poco
Ancora più sconcerto è dettato dal fatto che nessuna società e nessun esponente, nessun club di nessuna serie abbia sentito il dovere, o esercitato il diritto, di dire una sola parola in merito. Il solo presidente della Ternana Calcio e sindaco di Terni ha esternato, alla sua maniera molto pittoresca, invitando il Presidente della FIGC a “riflettere” bene sulla sua dichiarazione. Bandecchi (presiedente della Ternana n.d.r) ora è sotto inchiesta della Federazione che ha aperto la stessa in un battibaleno.
Intervista a cura di Serena Bonvisio