Allarme redditi: il 14.5% degli italiani è sotto la soglia di povertÃ
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Disporre di un reddito in linea con la media nazionale non mette di fatto i cittadini al riparo dal rischio povertà , perché – come rileva una ricerca del centro Studio Sintesi di Venezia – “molto dipende dal costo
della vita della città in cui si vive e si lavora”. Ad esempio, avere un reddito di 11mila euro a Milano non ha lo stesso valore, neanche sul potere d´acquisto, che ha a Cagliari.Dall´analisi di quello che viene definito “il rischio di povertà locale” emerge così che, a livello territoriale, Rimini, Brescia, Cesena, Verbania e, soprattutto, alcune piccole città della Sardegna quali Villacidro, Sanluri e Tortolì sono i Comuni che presentano il maggior numero di soggetti con reddito inferiore alla soglia di povertà su quel territorio.Lo studio prende in considerazione la media dei redditi per contribuente nei 114 Comuni capoluogo di provincia ed emerge che nel 2006, su un piano generale, circa il 14,5% dei contribuenti (1,4 milioni di individui) dichiara un reddito inferiore alla soglia media di povertà locale, pari a 10.388 euro annui, a fronte del quale il reddito medio è di 24.593 euro.L´indice del rischio di povertà locale – spiega una nota – esprime la percentuale di contribuenti che dichiarano un reddito inferiore a una determinata soglia critica che è variabile da Comune a Comune, in quanto dipende da diversi fattori: come ad esempio i differenti livelli di spesa per consumi delle famiglie, dalla dimensione media familiare e dal numero medio di percettori di reddito per ciascun nucleo familiare. L´analisi per singoli comuni evidenzia che Villacidro, cittadina di 14.000 abitanti e capoluogo della nuova provincia sarda di Medio Campidano, è il Comune più esposto al rischio “povertà “, in quanto il 32,2% dei contribuenti presenta un livello di reddito inferiore alla soglia di povertà locale. Al secondo posto si colloca Rimini, con una quota di contribuenti con reddito al di sotto della soglia di povertà locale del 26,3%: il capoluogo romagnolo, infatti, fa registrare un reddito medio inferiore di circa 4.300 euro alla media nazionale, con una forte presenza di redditi inferiori ai 10.000 euro (il 18,1% dei contribuenti, a fronte di una media del 12,8%) e un livello elevato di spesa per consumi che fa innalzare la soglia di povertà ben oltre il riferimento medio generale. Tuttavia, sulla situazione di Rimini, ha un peso rilevante l´economia turistica e la relativa presenza di
numerosi soggetti impiegati in lavori stagionali, quindi con redditi tendenzialmente più bassi. Dopo Rimini, la graduatoria è composta da altre due piccole città sarde, Sanluri e Tortolì (col 24,8% e 23,0% di soggetti a “rischio povertà “) e da comuni del Nord come Brescia (21,7%), Cesena (20,7%) e Verbania (20,3%). Minori quote di contribuenti al di sotto della soglia di povertà locale si registrano in città del Mezzogiorno come Avellino (6,6%), Potenza (6,8%), L´Aquila (7,1%) e Matera (7,2%).Restringendo l´osservazione alle grandi città , Torino (19,1%; 11ma posizione) risulta in una situazione più rischiosa di Napoli (16,4%; 36ma posizione); inoltre Roma (11,5%; 80ma posizione) sembra stare meglio di Milano (19,1%; 12ma posizione), mentre Genova (13,9%; 57mo posto) appare più “tranquilla” rispetto a Venezia (17,4%; 26mo posto).”Dallo studio – affermano i ricercatori del Centro Studi Sintesi – si evince che tendenzialmente le città del Mezzogiorno presentano basse percentuali di contribuenti a rischio rispetto ai comuni del Settentrione: tra le 20 città con gli indici di povertà locale più elevati ben 15 appartengono alle regioni del Centro-Nord. Tale fenomeno è imputabile al maggiore costo della vita riscontrabile nei Comuni settentrionali, che erode il reddito delle persone fisiche in proporzione maggiore di quanto non avvenga al Sud. Più semplicemente, disporre di un reddito in linea con la media nazionale di per sé non mette i cittadini al riparo dal rischio “povertà “, poiché molto dipende dal costo della vita della città in cui si vive e si lavora”.