Più che buona scuola verrebbe da dire scuola sempre più nel caos. Quello che per il governo doveva essere ‘una passeggiata di salute’ si è rivelato essere l’ennesimo boomerang, per il momento solo mediatico ma che si avvia a divenirlo anche dal punto di vista politico.
La scelta di far veicolare tutto attraverso un normale disegno di legge e non un Decreto (ma si sarebbe dovuto dimostrare la necessità e l’urgenza in quel caso, non parlando dell’obbligo più cogente della copertura finanziaria così come prevede l’art. 81 della Costituzione) non è andata giù in primis al ministro Giannini che tanto si era spesa su questa riforma.
Dopo la marcia indietro – per metà o per intero che dir si voglia – sul decreto sulla Buona Scuola, il ministro Giannini, quindi, tenta di smentire possibili polemiche con lo stesso Matteo Renzi e si appella alle Camere. “Facciano presto, entro settembre 2015 la scuola deve funzionare con le nuove regole”.
La rinuncia al decreto non piace, però, al segretario della Cisl, Furlan, che ammonisce: “Chi ha promesso le assunzioni, ora le mantenga”. Dopo le pèolemiche che hanno infiammato gli ultimi giorni il ministro si è affrettata a chiarire che la riforma della scuola non è una riforma per l’assunzione dei precari. “Questa è una riforma che attribuisce un progetto educativo nuovo alla scuola italiana. Quindi il Parlamento deve essere coinvolto”.