Si allarga la fascia di utenza in Italia per gli screening di massa. Lo scopo è quello di “mappare” la popolazione italiana, conoscere quante persone sono al momento contagiate, quante lo sono state e, in ultimo, quante hanno sviluppato l’immunità. Ogni regione sta scegliendo la prassi più opportuna per coinvolgere un numero di persone quanto più ampio possibile.
Come sono effettuati gli screening di massa in Italia
È appena iniziata la seconda settimana della fase 2. Una settimana importante per capire se la curva dei contagi risalirà e di quanto. Per fronteggiare eventuali nuovi focolai e individuare soggetti asintomatici, in diverse regioni si sta provvedendo a organizzare controlli a tappeto sulla popolazione italiana mentre alcuni comuni italiani hanno presentato le richieste di tamponi. Anche se con modalità diverse, i controlli sulla salute dei cittadini rispetto al Coronavirus vedranno un ruolo centrale per la medicina del territorio.
Le strategie regionali
Le delibere regionali da poco emesse in materia di controlli sanitari, infatti, fanno tutte riferimento ai medici di base. Vediamo nel dettaglio.
- Lombardia: il test per il tampone in questa fase 2 può essere prescritto dal medico di famiglia. Ci si reca in una struttura indicata e, se non si è in condizioni di muoversi, le Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) effettueranno l’analisi a domicilio.
- Veneto: i soggetti sintomatici e i contatti stretti possono farsi prescrivere il tampone dal medico di famiglia inserendo nella ricetta dematerializzata il codice 5G1 che comporta l’esenzione dal ticket.
- Toscana: il medico di base può prescrivere il test sierologico che sarà effettuato presso una delle strutture convenzionate e a carico della Regione. Nel caso in cui si rivelasse positivo, si procederà al tampone.
- Emilia Romagna: gli screening seguono le stesse procedure della Toscana.
L’esame sierologico ci dice se il soggetto è entrato in contatto con il virus e se ha sviluppato gli anticorpi ma non se è ancora positivo e contagioso. Il tampone, a sua volta, rileva semplicemente la presenza del virus nell’organismo in quel dato momento. Non stabilisce quando il soggetto sia stato contagiato e se abbia sviluppato anticorpi. Per uno screening efficace, dunque, è necessario abbinare entrambi gli strumenti.
Le richieste dei pediatri
Sembra che le nuove prassi previste, come il test tampone, per affrontare la fase 2 stiano trascurando i bambini. A questo proposito, la Federazione Italiana Medici Pediatri richiede urgentemente disposizioni anche per i più piccoli soprattutto in vista dell’apertura delle scuole. Per il prossimo anno scolastico sarebbe utile poter fare i tamponi ai bambini e somministrare loro vaccini. Poco chiare anche le linee guida per i certificati che dovranno essere prodotti per avere l’accesso agli asili nido e ai centri estivi. Insomma sono necessarie regole nuove per affrontare con efficacia la fase 2.
Foto di copertina di Vesna Harni da Pixabay