Sconvolgimenti climatici: si passa dalla siccità alle alluvioni con una “naturalezza innaturale” e noi non ci accorgiamo nemmeno più di cosa abbiamo combinato al pianeta!
È molto amaro il boccone da ingoiare assistendo con un senso di impotenza infinita al Pianeta che ci rigurgita in faccia tutte le malefatte ambientali che abbiamo contribuito tutti a realizzare. Quanti di quelli che fino ad ora deridevano il sano ambientalismo, ma anche movimenti come Fridays For Future, apostrofandoli come ‘jettatori’ ed apocalittici oggi sono ancora disposti a dileggiare chi ha da sempre lanciato allarmi sui cambiamenti climatici?
Siccità e fiumi in secca, ora l’acqua scarseggia?
Si, ora l’acqua scarseggia. Certo non siamo ancora a livello dei paesi del terzo e quarto mondo in cui il regalo più ambito è, oggi, senza dubbio un nuovo pozzo che permetta di non dover andare a cercare acqua per chilometri e chilometri con le taniche in mano o sulla testa. Non siamo ancora al punto in cui sono milioni di persone verso le quali il nostro atteggiamento si distribuisce fra l’egoistico voltare la faccia altrove e il pietismo più patetico dell’offerta della classica monetina.
Oggi stiamo cominciando a capire cosa significa avere fiumi come il Po o come il Tevere (solo per citare i primi due a memoria) in condizioni di secca così pronunciata che pensare che la cosa si possa risolvere con le piogge è davvero arduo. Assistiamo – anche se solo in video – allo scioglimento dei ghiacci perenni dell’artico e le tragedie in montagna per il franare dei ghiacciai alpini sono ormai all’ordine del giorno.
Il consumo di acqua pro capite è attestato, secondo gli ultimi rapporti, a 220 litri al giorno (calcolate facilmente il consumo di una famiglia tipo). Eppure sappiamo, sempre dagli stessi dati, che il consumo maggiore di acqua non è domestico ma è assorbito sempre dal settore economico primario (agricoltura). Ecco, non vogliamo contare e razionare l’acqua ad ognuno – anche se un consumo responsabile sarebbe consigliabile – .
È così fuori dalla grazia di Dio mettere in atto politiche di salvaguardia dei territori e dei bacini idrogeologici magari con appositi accumuli in epoca di abbondanza e distribuzione in periodi di magra? È così fantascientifico pensare a mettere in piedi e far funzionare al meglio impianti di desalinizzazione delle acque marine, visto che siamo una penisola circondata dal mare o vogliamo solo continuare a parlare di cuneo salino del Po perché fa tanto mondo di Quark?
Sconvolgimenti climatici. Dalla siccità alle alluvioni
Passiamo con disinvoltura disarmante dalla siccità alle alluvioni nel volgere di un battito di ciglia. Piangiamo, con le solite lacrime da coccodrillo, al realizzarsi di inondazioni che ormai più che periodiche sono diventate ricorrenti. Le ultime immagini da Monteforte irpino hanno ricordato quelle di Sarno e tante altre situazioni simili, non tutte accadute in Campania sia chiaro.
Il nostro territorio grida vendetta, ci ha avvertito in ogni modo. Le tragedie si sono moltiplicate negli anni ma noi siamo sempre sordi e facciamo finta di non vedere; al massimo mettiamo in atto qualche piccolo intervento “per la messa in sicurezza” che significa intervenire in modo molto gattopardesco.
Attenzione che questo del clima non è solo un problema ambientale, è un problema politico che parte dagli sconvolgimenti climatici ma porta con se sconvolgimenti anche sociali. Meno acqua significherà meno spazio vitale e popolazioni che si muoveranno per la ricerca di condizioni di vita più abbordabili. Il problema dei flussi migratori rischia di essere alimentato al massimo sia da questo che dagli sconvolgimenti per le guerre. Pensiamoci bene, cerchiamo di capire prima di puntare – come nostro solito – il dito.
Sconvolgimenti climatici. Che facciamo, quindi, ora?
Mesi e mesi di assoluta mancanza di piogge da un lato e totale assenza di una politica di tutela ambientale, che pensasse – come minimo – alla creazione di invasi artificiali in cui accumulare le acque per poi distribuirle al momento opportuno ed in caso di abbisogna, hanno creato un mix micidiale che oggi significa la morte di tanti ecosistemi completamente sconvolti dalle mutazioni climatiche.
Chiedere alla nostra politica, ma anche a quella europea e mondiale di occuparsi – magari – di ambiente e preservazione dello stesso invece che perdere tempo a confliggere per mostrare chi ce l’ha più lungo, il missile nucleare ovviamente non siate malpensanti, è davvero opera ardua. A parlare con questi signori è ormai perdita di tempo e la realizzazione del vecchio adagio che si fondava su: asini, sapone e tempo sprecato.
Ci si è riempiti la bocca della locuzione ‘transizione ecologica’ ma alla fine oltre a creare altre maglie burocratiche e governative di azioni concrete nemmeno la visione lontana ed allucinata pari ad un’oasi nel deserto. Solo l’ipocrisia dello sgomento sempre dopo che si sono verificati eventi luttuosi. Prevenzione mai e meno che mai la possibilità di mettere in atto opere reali che raggiungano se non la risoluzione di problemi almeno la circoscrizione di essi.
Un appello
Il 25 settembre è dietro l’angolo e il Paese, quello vero non quello dei sondaggi, ha necessità di sapere cosa si farà di concreto per mettere fine a tutto ciò. Letta, Berlusconi, Salvini, Meloni, Calenda, Renzi e tutti gli altri che sarebbe troppo lungo nominare; tutti quelli che nel nome del loro partito o schieramento mettono in bella vista la parola Italia: cosa avete fatto per questa terra? Cosa farete – ma seriamente non come promessa elettorale – per far sì che questo Paese possa ancora essere tale e pensare di avere un futuro vero?