I partiti post-ideologici creati in laboratorio (PD e PDL) soffrono battute d’arresto.
Successo della xenofobia razzista della destra europea che fai paio con la Lega in Italia.
Analisi e deduzioni aspettando i risultati delle amministrative.
Il risultato delle urne non risparmia sorprese in un quadro di indebolimento del bipartitismo su cui invece puntano da qualche anno Pdl e Pd (la confluenza Forza Italia-An e Margherita-Ds) . La prima sorpresa riguarda il risultato del Pdl: il 35,2% e’ distante dalla soglia del 40% che era stata auspicata da Silvio Berlusconi sia per cancellare le polemiche che lo hanno coinvolto nelle ultime settimane sia per consolidare il progetto dell’unificazione tra Forza Italia e An che nelle elezioni politiche del 2008 avevano, con liste separate, conquistato il 38%. Solo nella circoscrizione meridionale il Pdl ottiene un risultato vistoso: 42,1%. La seconda sorpresa e’ il boom di consensi della Lega: 10,4%. Il Carroccio non e’ piu’ un fenomeno politico lombardo-veneto con appendici in Piemonte: i consensi, questa volta, vengono in modo consistente anche da Liguria, Toscana, Emilia Romagna. Una parte dell’elettorato del Pdl puo’ aver scelto la Lega. A differenza di quanto è accaduto nel resto d’Europa, dove quasi tutti i governi sono stati penalizzati dal voto (fa eccezione la Francia), in Italia lo scarto tra maggioranza e opposizione resta pressoche’ inalterato. Pdl piu’ Lega sono pressochè al 46%. Il Pd si ferma al 26,2%. E’ un risultato distante dal 33,1%, ottenuto nelle elezioni politiche di un anno fa ma che fa dire ai dirigenti di questo partito che non c’è stato ”un crollo” e che è possibile il rilancio del progetto che ha unificato Margherita e Ds. Sul fronte dell’opposizione, la spina nel fianco del Pd – ciò che rappresenta la Lega per il Pdl – e’ l’Idv. Il partito di Antonio Di Pietro ottiene un lusinghiero 7,9%: c’è quindi la conferma che parte dell’elettorato del Pd di un anno fa ha scelto la forza che si e’ opposta al governo con piu’ veemenza. L’Udc rosicchia qualcosa al Pdl e forse pure al Pd. Il 6,5% e’ ritenuto da Pier Ferdinando Casini un buon risultato che incrementa il voto delle politiche di un anno fa e assicura una autonomia di collocazione del partito rispetto a Pdl e Pd. Ma non c’e’ stata quella significativa acquisizione di consensi cattolici che alla vigilia ci si poteva attendere per via della politica governativa dei respingimenti contro gli immigrati stigmatizzata dal Vaticano. Prc-Pdci e Sinistra e libertà restano fuori dal Parlamento di Bruxelles, dopo essere stati esclusi un anno fa dalla Camera e dal Senato. La lista dei comunisti supera di poco il 3% e quella guidata da Nichi Vendola si attesta sul 3%. Se la sinistra radicale si fosse presentata insieme, il quorum del 4% sarebbe stato acquisito con agio anche se non sempre la somma sulla carta di due elettorati produce poi lo stesso risultato nella realtà . Emma Bonino definisce un ”ottimo risultato” il 2,4% della lista radicale, tenendo conto dell’oscuramento mediatico che ha subito. Per L’autonomia, la lista che ha unito la Destra di Francesco Storace, il Partito dei pensionati e il Movimento per l’autonomia del governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, si ferma al 2,1% malgrado l’ottimo risultato siciliano dove supera largamente il 10%. Per quanto riguarda il governo, e’ prevedibile una maggiore conflittualita’ tra Pdl e Lega. Il Carroccio e’ premiato dall’aver ottenuto in pochi mesi il federalismo fiscale, la linea dura contro l’immigrazione e la difesa delle quote latte. Come il Pdl si sottrarra’ all’ipoteca leghista senza far scricchiolare il governo e’ il quesito delle prossime settimane. L’opposizione ha invece il problema di ricostruire un’alleanza di centrosinistra. La questione non e’ di facile soluzione. Se il Pd sceglie il rapporto privilegiato con Idv e Sinistra e libertà (il Prc si è detto fin qui indisponibile), rischia di perdere il dialogo con l’Udc. Il contrario puo’ accadere se privilegia il rapporto con il partito di Casini. Ma per dare una lettura definitiva del risultato sui rapporti di forza tra maggioranza e opposizione e sulla forza dei singoli partiti all’interno dell’uno e dell’altro schieramento occorre attendere lo spoglio del voto amministrativo che potrebbe confermare ulteriormente l’impasse di Pd e Pdl. L’affluenza alle urne, infine, ha il dato definitivo del 66,46% che segna una flessione rispetto al voto europeo di cinque anni fa ma conferma che in Italia, pur essendoci una disaffezione verso la politica come nel resto del continente, la partecipazione elettorale è’ più alta. Il minimo storico in Europa di partecipazione al voto con il 43,02% (45,47% cinque anni fa) indica la necessita’ di un forte rilancio dell’Unione europea, pena il suo stabilizzarsi solo in una unificazione di mercati a cui non corrisponde una analoga unificazione politica. L’arretramento dei socialisti e l’avanzata dei conservatori insieme al rafforzamento di ”terze forze” (liberali e verdi) cambiano però la mappa del Parlamento di Bruxelles. L’Europa, come l’Italia, è meno bipolare di prima. A fare problema è anche la crescita delle formazioni euroscettiche o apertamente xenofobe, non solo nei Paesi dell’Est ma in Olanda e in Austria.