A luglio più di cinquemila docenti universitari di quasi ottanta facoltà in gran parte dell’Italia hanno aderito a uno sciopero previsto per settembre. Il tutto è stato organizzato e coordinato dal Movimento per la dignità della docenza universitaria che in una lettera, inviata agli atenei coinvolti, spiega i motivi che hanno portato alla decisione di non effettuare esami, o almeno non tutti quelli previsti, per la sessione autunnale. Agli studenti appare però una decisione ingiusta e iniqua, sostenendo che, pagando le tasse, hanno il diritto di sostenere ogni appello previsto. Cerchiamo di capire e analizzare i motivi che hanno spinto i docenti a partecipare allo sciopero e cosa cercano di ottenere.
Perché protestano?
I professori già da tre anni sono in aperto contrasto con il governo per problemi relativi allo stipendio. Sostengono infatti che al quinquennio 2011/2015 non ci sia stato lo scatto salariale e quindi non abbiano avuto l’aumento che gli spettava fino al 2016, saltando in questo modo un anno lavorativo. Inoltre con il governo Monti i docenti hanno acconsentito a versare un contributo per il risanamento dei fondi pubblici. Ma lo scatto non c’è stato nel 2015, come era stato promesso, e così non sono stati neanche rimborsati. Il governo in questo modo ha dimostrato di avere scarsissima considerazione del ruolo dei professori che sono considerati un settore del tutto improduttivo. Infine un’altra grave ingiustizia c’è stata con la legge 240 del 2010 che ha eliminato la ricostruzione di carriera nei passaggi di fascia, ha comportato una diminuzione dei salari di fascia media e un tardivo ingresso tra i docenti di ruolo.
Come si svolgerà lo sciopero?
Coloro che hanno deciso di aderirvi hanno comunicato che sarà sospeso solamente uno degli appelli previsti per la sessione autunnale. Quindi solo una data tra il 28 agosto e il 31 ottobre sarà annullata. Poi sono stati previsti anche casi particolari e alcuni docenti si sono accordati con gli studenti per sostenere comunque l’esame anche se non nel giorno previsto, in modo da non danneggiarli eccessivamente. Una questione spinosa è sicuramente legata alle sedute di laurea. Infatti quelli che si devono laureare nel periodo previsto dello sciopero e che devono fare ancora uno o due esami, non sanno bene come comportarsi. I professori però si sono dimostrati disponibili: bisogna inserire nella domanda di laurea, da consegnare alla segreteria della facoltà, che, a causa dello sciopero, gli ultimi esami da sostenere saranno effettuati nel mese di ottobre.
Cosa ne pensano gli studenti?
In molti capiscono e rispettano le motivazioni che hanno indotto i docenti a protestare, ma non ne condividono le modalità. Temono che, a causa dell’annullamento di appelli nel mese di settembre e ottobre, non riusciranno a rispettare il piano di studio che si erano prefissati. L’Unione degli Universitari, che si occupa di tutelare i diritti dei ragazzi, ha affermato che così i professori non faranno altro che dividere l’ateneo invece che unirlo in una protesta non solo giusta ma anche condivisa.