Chi ha qualche anno sulle spalle, come chi scrive, ha sempre pensato ed è cresciuto con il mito della scientificità dei rilievi effettuati dagli specialisti delle forze dell’ordine dopo i vari eventi cruenti. Oggi, ma non da oggi, invece, i fatti e la realtà fa a cazzotti con questa “dottrina”.
Sempre chi scrive ha rifuggito come la peste (ebbene si lo confessiamo pubblicamente) la “nera” in ogni realtà redazionale che ha vissuto per scelta, scientemente portata avanti, perchè troppo invitanti i “misteri” quotidiani per tenersene alla larga in quanto portatori dei canonici guai.
Sarà un caso, ma da un po’ di tempo si verificano casi di cronaca nera che vanno al di là della cronaca e soprattutto del suo tetro colore. Aldovrandi, Cucchi, Giuliani, Uva, Esposito, Bifolco (parte).
E’ arrivato il momento di storcere il naso caro lettore, si, quello stesso naso che storciamo noi quando leggiamo dotte analisi basate su preconcetti e razzismo strisciante e palese di altrettanto dotti ed esimi colleghi (molto più blasonati, grazie a Dio, di chi scrive) da qualche anno a questa parte.
Quando vogliono fa passare per informazione quella di alcuni TG di concessionari nazionali che al confronto il “Lercio” del web diviene fonte primaria e cattedratica di giornalismo. Quando dobbiamo ascoltare insulti ed elucubrazioni mentali onanistiche multiple da pseudo talk radiofonici come la Zanzara, ammasso di qualunquismo per cervelli da ammassare.
Abbiamo sempre pensato che un rilievo autoptico piuttosto che uno stub o un qualsiasi altro rilievo scientifico (quello che una volta era il lavoro della Polizia Scientifica ora scalzata da Ris o Racis o qualsiasi altra denominazione gli si voglia dare) fosse un ‘documento sacro’, incontrovertibile. Abbiamo avuto sempre la fallace convinzione che la scienza fosse portatrice di verità assolute. Non è così, non è più così.
Oggi, abbiamo imparato che i risultati dei rilievi scientifici si interpretano e che addirittura chi compie quei rilievi non stila, compila, compara, descrive ma postula, ipotizza e poi desume teorie e non da “numeri” che riassumono efficacemente ciò che hanno analizzato.
La scienza applicata ai fatti criminosi non è più deduttiva ma induttiva.
La lettura delle pagine (600) stilate a seguito delle analisti fatte sui guanti dello pseudotifoso romanista che sparò a Ciro Esposito sono il trionfo di questa nuova frontiera della scienza e, avendole consultate per conoscere dati di fatto siamo arrivati alla fine sapendone meno di quanto pensavamo di saperne all’inizio e in più ci siamo sorbiti una serie di fantastiche ricostruzioni di quanto accaduto in quei terribili momenti prima della finale di Roma a maggio scorso.
Altro capopezzo della collezione: i risultati dell’autopsia di Davide Bifolco che sono stati accolti con esultanza da ambedue le parti in causa: i legali della famiglia di Davide e quelli del Carabiniere che ha sparato. Dunque, le analisi e un esame autoptico hanno dato ragione a tutti e non hanno spiegato nulla. E’ possibile, è mai possibile?
No non è possibile, non è affatto possibile, che quello che dovrebbe essere un servizio scientifico atto ad accertare fatti diventi il mondo del possibile e dell’impossibile. Forse si è un po’ perso il senso della realtà e le tante fiction poliziesche prodotte negli ultimi anni hanno fatto credere a chi è stato chiamato a fare quelle indagini di essere sul set e non in un laboaratorio scientifico.
Cosa auspichiamo? Che la scienza si ribelli. Sì, si ribelli e non si assuefaccia a diventare zerbino di teorie precostituite. Chi opera in un gabinetto scientifico ha la possibilità di avvicinarsi a dimostrare la verità, quella verità che viene sempre piegata alla “ragion di stato”.
Non ci togliete anche questa speranza, l’unica fede che ci è rimasta è quella nella scienza e non di una scienza asservita al potere di turno.