Con Scheletri di Zerocalcare, la graphic novel pubblicata dall’autore di Rebibbia per Bao Edizioni, il mondo fumettistico italiano si arricchisce di una nuova perla. Costruito sulla doppia strategia narrativa del flashback e dell’ellissi temporale, il testo si presenta come una riflessione profonda sul tema della complessità e della crescita.
La vicenda
La vicenda, narrata per buona parte nel 2002, quando Zerocalcare ha appena 18 anni, prende inizio dal rinvenimento da parte del protagonista di un dito fuori all’uscio di casa; tale episodio rappresenta lo spunto per il flashback narrativo, attraverso cui il narratore dispiega la storia dell’amicizia tra Zero e Arloc, sedicenne writer della periferia romana. Zerocalcare e Arloc condividono un segreto simile – la menzogna circa la frequentazione degli studi – ed il destino di viaggiatori di metropolitana, che li porta a trascorrere mattinate intere nei treni della linea B della metro di Roma. I due, benché abitanti della stessa periferia, hanno alle spalle contesti molto differenti, la cui distanza si definisce nel corso della narrazione.
Il flashback narrativo si conclude nel momento in cui, scomparso Arloc dalla circolazione, il protagonista chiude il segreto del dito misterioso nell’armadio degli scheletri della sua vita. È a questo punto che, con ellissi temporale, la narrazione si sposta al 2020; Zerocalcare, ormai affermato fumettista, riceve una visita inaspettata: Arloc bussa alla sua porta, ormai uomo e con una bambina. L’apparizione dell’amico di gioventù chiude il cerchio sulla vicenda, definendo ulteriormente il tema degli ‘scheletri’ delle esistenze individuali e chiarendo anche il mistero del dito mozzato.
Le tematiche di Scheletri
Scheletri di Zerocalcare affronta molteplici tematiche, molte delle quali già care all’autore. In primis, il titolo trae spunto dalla molteplicità di scheletri che ciascuno di noi nasconde nell’armadio della propria vita; sono segreti o, più semplicemente, dinamiche stratificate nella nostra mente e talora dimenticate, che accompagnano le persone lungo il cammino della propria esistenza. In qualche caso, tali fantasmi riemergono in maniera imprevista ed anche deflagrante.
Gli scheletri sono i “mostri” interiori che l’individuo schiaccia nel profondo di se stesso; talora, però, il “mostro” risale la china e si affaccia alla consapevolezza individuale attraverso la sua forma tentacolare. La condizione narrata è, d’altra parte, universale: come chiosa il testo, “è tutta la nostra esistenza a essere costruita su una cazzo di fossa comune”.
Nella poetica di Zerocalcare, tuttavia, uno spazio rilevante è riservato al tema dell’inadeguatezza, che porta il protagonista a stabilire relazioni sociali ricche di sovrastrutture mentali. Nel testo, pertanto, il tema degli scheletri si intreccia con quello dei rapporti umani – familiari, amicali, sentimentali. È il motivo per il quale, ad esempio, Zerocalcare è costretto a mentire ogni giorno alla madre, raccontandole una vita universitaria che, in realtà, non esiste. Ne derivano reazioni quali il timore di deludere il genitore o la difficoltà ad interagire con un coetaneo appena diventato padre.
Non è un caso, del resto, che nella graphic novel l’autore rifletta sul tema della crescita; quasi fosse un romanzo di formazione, il testo ci rivela il percorso di crescita di Arloc, co-protagonista a tutti gli effetti, in due momenti cardine: l’“ingresso in società’ e l’avvenuta crescita di un uomo adulto e, ormai, responsabile.
Il tema della complessità
È, tuttavia, il tema della complessità a segnare in maniera profonda il testo. Come già raccontato dall’autore in un video per L’Espresso, Scheletri di Zerocalcare pone il lettore di fronte ad una realtà che non può essere letta in maniera univoca; il mondo della periferia, presente nelle pagine del romanzo per immagini, offre tipologie umane di diversissima natura: dal tossico allo spacciatore, dal nerd alla ragazza intellettuale.
È in una simile strutturazione sociale che si nasconde la complessità; ciascuna persona presenta un lato luminoso e un dark side, per cui il giudizio non può trovare luogo nelle relazioni umane. L’autore lancia un implicito invito all’accettazione delle alterità, a non fermarsi alla superficie delle situazioni, a cogliere la complessità del reale.
In Scheletri, lo stile di Zerocalcare resta fedele a se stesso: con lo strumento dell’ironia, l’autore è capace di scavare nel fondo dell’animo umano e portarne a galla emozioni e verità profonde. Egli, in particolare, si dimostra da sempre capace di rappresentare i timori, le speranze deluse, le paranoie della cosiddetta generazione Y o millennial. Del resto, le sue pagine si segnalano per il ricorso costante a personaggi tipici dell’immaginario degli anni ’80 e ’90; Street fighter, The Gosthbuster e He-Man sono soltanto alcune delle citazioni presenti in Scheletri. Pertanto, con Zerocalcare, la cultura nerd diventa funzionale al racconto esistenziale.
L’autore
L’autore Zerocalcare, in arte Michele Rech, occupa la scena del fumetto italiano da ormai un decennio. Tra le sue opere, La profezia dell’Armadillo e Kobane calling risultano tra i titoli di maggior successo. Eppure, nonostante la fama, Michele di è dimostrato capace di mantenersi coerente rispetto ai propri ideali e ai propri principi, destinando, ad esempio, i proventi di alcune opere alle battaglie in nome delle quali sono state scritte.
Cresciuto in una cultura di sinistra e da sempre attento alle tematiche sociali, anche in Scheletri Zerocalcare lascia traccia del suo impegno: un post-it attaccato alla porta della sua stanza recita Eddy libera; è chiaro il riferimento alle vicende di Maria Edgarda Marcucci, sottoposta a un decreto di sorveglianza speciale dopo essere tornata dalla battaglia in Rojava al fianco dei Curdi contro lo Stato islamico.
Analisi esistenziale, cultura nerd, impegno politico: Scheletri di Zerocalcare risponde pienamente all’orizzonte di attesa del lettore; una graphic novel impegnativa, cui vale certamente la pena di dedicare qualche ora.