(Adnkronos) – Roberto Scarnecchia, ex calciatore della Roma e oggi chef, ha rischiato di morire davanti al Duomo per un malore. E’ lui, dal letto dell’ospedale, a raccontare cosa è successo. “Vi parlo da un letto di ospedale. Ho avuto, domenica 3 intorno alle 22, ho avuto un infarto mentre attraversavo il Duomo di Milano. Avevo parcheggiato la macchina per andare in albergo ed ho sentito un grandissimo dolore al petto, mi sono seduto sui gradini di questo monumento meraviglioso, ero lì ed ho detto se proprio la mia vita deve finire ora, mi faranno delle fotografie con un monumento storico dietro, ma non è andata così per fortuna perché vi sto parlando”, dice nelle storie pubblicate su Instagram.
“E’ passata una coppia di fidanzati, lui era medico, mi ha visto seduto sui gradini e mi ha chiesto se stavo bene, se avevo mangiato, gli ho detto di no, e allora ha chiamato subito l’ambulanza che mi ha portato d’urgenza al San Luca a Milano e all’1 di notte mi hanno fatto un intervento al cuore e mi hanno salvato la vita”, aggiunge. “Ci sono tantissimi tipi di infarto. Questo è stato preso assolutamente all’inizio, era un infarto delle vie che portano l’arteria alle coronarie, sono tre vie e una di questa era completamente occlusa, non per il colesterolo ma probabilmente per un po’ di stanchezza e stress che può capitare a tutti”, spiega raccontando quanto avvenuto con grande lucidità.
“Per cui mi hanno preso un po’ per i capelli, erano un paio di ore che il cuore era in sofferenza, prima che entrasse con la sonda per liberarmi l’arteria occlusa e mettermi uno stent, perché le altre erano libere, e diciamo che è andato tutto bene: non ho mai perso conoscenza, sono rimasto sempre sveglio, non ho vomitato non ho avuto i sintomi del classico infarto con mal di schiena e di reni”, aggiunge l’ex calciatore.
“Se posso dare un consiglio è, almeno per le persone un po’ più grandi che fanno una vita come la mia, sport e alimentazione sana e una vita regolare: magari dormo poco, che ogni tanto si facessero una visita alle coronarie. Una coronarografia, è un po’ invasiva, magari si perdono un paio d’ore della propria vita in un anno o in sei mesi, ma si valutano le condizioni.
Quelle dell’infarto non sono dipese sempre dall’alimentazione, dal colesterolo, dal cuore debole ma ci sono tantissimi motivi e fare un controllo anche un elettrocardiogramma anche sotto sforzo, magari ti salvano la vita. Io sto bene, tra qualche giorno esco e ricomincerò a rompere le scatole con il mio lavoro. Ciao a tutti”.
—sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)