Sblocca Italia vuole rilanciare la sussidiarietà. Il decreto, approvato dal CdM il 29 agosto, nelle intenzioni del Governo, ha come obiettivo, infatti, quello di facilitare l’esecuzione di grandi opere pubbliche attualmente ferme, toccando anche lavori edilizi e infrastrutture, oltre a realizzare un’ulteriore semplificazione amministrativa. Chissà perché, la lodevole iniziativa di Renzi si è però subito arenata nella reperibilità dei fondi e nelle critiche di chi, cittadini inclusi, vede nel provvedimento un ostacolo, anziché un incentivo alla cooperazione tra Stato e comunità locali.
Per sussidiarietà, si intende in generale quella norma regolatrice in base alla quale se un ente inferiore è capace di svolgere un compito e lo fa anche bene, quello gerarchicamente superiore non deve intervenire ma può al limite sostenerne l’azione. Affermatosi progressivamente nell’ambito della società contemporanea come compiuta affermazione del principio solidaristico, la sussidiarietà è divenuto un cardine dell’Unione Europea. L’art.5 del Trattato Ce afferma infatti che “nei settori che non sono di sua esclusiva competenza la Comunità interviene, secondo il principio della sussidiarietà, soltanto se e nella misura in cui gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri e possono dunque, a motivo delle dimensioni o degli effetti dell’azione in questione, essere realizzati meglio a livello comunitario”. Recepito nel nostro ordinamento dall’art.118 Cost., è stato inteso, fermo restando alcune funzioni inderogabili da parte delle istituzioni (ad esempio coordinamento, controllo, diritti sociali)in senso verticale quando i bisogni dei cittadini sono soddisfatti dall’azione degli enti amministrativi pubblici più vicini (Regioni, Città Metropolitane e Comuni)e in senso orizzontale quando tali bisogni sono soddisfatti dai cittadini stessi, magari in forma associata eo volontaristica. È chiaro che la sussidiarietà si esprime anche nell’ambito del rapporto Stati membri-Ue, prevedendo l’aiuto comunitario a fronte dell’impossibilità di agire dei primi, sempre però nel rispetto di alcune rigide regole.
I 10 punti dello Sblocca Italia , a detta di alcuni esponenti politici dello stesso Pd di Renzi come Fassina, nonostante focalizzino l’attenzione su interventi importanti per il Paese accelererebbero l’attesa di risorse senza ampliare la portata degli interventi, come farebbe un patto interno.
Le misure principali contenute nel decreto vanno dallo sblocco delle grandi opere ferme da tempo e prevede investimenti aggiuntivi sulla rete autostradale (oltre 10 miliardi), passando anche per la manutenzione di strade e ferrovie. Previste poi facilitazioni e semplificazioni per lo sviluppo della banda larga e ultralarga, investimenti in opere per contrastare il dissesto idrogeologico (con l’apertura, entro il 2014, di ben 104 cantieri per un valore di 480 milioni di euro), un progetto di governance per facilitare investimenti nelle aree di crisi industriale come ad esempio Bagnoli. E ancora Ecobonus, defiscalizzazione e un piano straordinario per l’internazionalizzazione delle imprese e investimenti nazionali e internazionali per oltre 17 miliardi di euro per lo sviluppo delle risorse geotermiche, petrolifere e di gas naturale. C’è la volontà e va bene ma occorrono anche due cose: risorse tangibili e reali e flessibilità. Sull’entità delle risorse, fonti della Ragioneria di settembre confermano che i 3,89 miliardi di euro sono tutti impegnabili da subito, ma la spesa effettiva sarà di soli 296 milioni fino al 2015 mentre 1,4 miliardi saranno disponibili a partire dal 2017 e spendibili fino al 2019. Un dato che fa riflettere e invita ad essere prudenti. Inoltre un modello di sussidiarietà come quello che si va profilando che prediliga l’austerity e ignori la capacità dei cittadini che le è propria in un Paese democratico, di partecipazione e valutazione politica, cozza inevitabilmente con un principio, quello della sussidiarietà appunto, che favorisce la cooperazione e l’integrazione in vista del raggiungimento del bene comune.