Le vite di 26,5 milioni di bambini in dieci paesi dell’Africa orientale e meridionale sono gravemente a rischio per la scarsità d’acqua, le malattie e gli alti livelli di malnutrizione causati da uno dei più devastanti fenomeni climatici di El Niño mai registrati.
Questo l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti, in concomitanza con il primo appello regionale di emergenza legato a El Niño, lanciato dalla Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Australe (SADC) per raccogliere i fondi necessari ad affrontare i bisogni urgenti di milioni di persone colpite dalla siccità e da condizioni climatiche estreme.
‘Anche se la forza di El Niño è diminuita nella prima metà del 2016, il suo impatto più duro sarà avvertito soprattutto nei prossimi mesi. I raccolti continueranno a diminuire, le famiglie perderanno i propri mezzi di sostentamento e non potranno soddisfare i loro bisogni primari, i bambini costretti ad abbandonare le loro case si ritroveranno senza familiari al loro fianco, non avranno più accesso ai servizi sanitari e vivranno in condizioni di costante insicurezza’, spiega David Wright, Direttore Regionale di Save the Children in Africa orientale e meridionale.
Il lancio dell’appello coincide con il varo di un piano d’azione di risposta all’emergenza elaborato dal Regional Inter-Agency Standing Committee (RIASCO). Il piano intende affrontare i bisogni umanitari immediati, ma allo stesso tempo individua soluzioni a lungo termine per supportare le comunità nella gestione di futuri fenomeni climatici dalle conseguenze altrettanto devastanti.
‘I governi e i partner dell’Africa meridionale hanno risposto in maniera proattiva ai fenomeni di El Niño sin dal 2015. Tuttavia, la vastità della crisi attuale supera di gran lunga le capacità di resistenza delle comunità locali coinvolte e le risorse dei governi, ponendo così gravemente a rischio decenni di risultati positivi raggiunti in termini di sviluppo. Il lancio di oggi dell’appello umanitario regionale è la prova evidente che i donatori, i governi nazionali e le organizzazioni umanitarie devono agire con ancora più determinazione per salvare la vita dei bambini e delle loro famiglie. Tutti noi dobbiamo fare molto di più, il più rapidamente possibile’, afferma Wright.
Tra le principali preoccupazioni figura la carenza d’acqua. Molte strutture sanitarie e scuole hanno infatti bisogno immediato di impianti di approvvigionamento idrico e servizi igienico-sanitari per consentire la continuità delle attività. I bambini sono esposti a enormi rischi in termini di protezione, dato che le loro famiglie e le comunità sono costrette a spostarsi continuamente in cerca di lavoro, cibo, acqua e pascoli per gli animali. Le conseguenze di El Niño, del resto, impediscono in molti casi ai bambini di proseguire il loro percorso scolastico e rendono ancora più precaria la vita dei piccoli affetti da HIV.
L’alta probabilità che a fine 2016 possa verificarsi un nuovo fenomeno climatico, già ribattezzato La Niña, potrebbe inoltre significare condizioni climatiche ancora più estreme per la popolazione, con piogge molto forti e imprevedibili, inondazioni e abbassamento delle temperature. Gli effetti negativi di El Niño rischiano così di aggravarsi ulteriormente, con la riduzione e la distruzione dei raccolti e la possibilità che si diffondano epidemie.
Save the Children invita urgentemente i donatori e i governi dell’Africa meridionale a rispondere in maniera rapida, generosa e collaborativa all’appello umanitario regionale lanciato dalla SADC, in modo da contenere il più possibile un’emergenza destinata a proseguire nel 2017 e garantire la necessaria assistenza alle persone più vulnerabili, in particolare i bambini.
‘È fondamentale che i donatori, i governi nazionali e le agenzie umanitarie lavorino insieme per assicurare i bisogni vitali di donne e bambini e fare in modo che i progressi significativi compiuti in termini di sviluppo nel corso degli ultimi decenni non vengano vanificati dagli effetti di El Niño’, conclude David Wright.