Un’azione dimostrativa, che ricalca quella messa in scena nel film in nomination agli Oscar “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, per richiamare l’attenzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul conflitto in Siria e chiedere di votare a favore della fine immediata delle ostilità per permettere l’ingresso degli aiuti umanitari in tutte le zone della Siria che ne hanno disperato bisogno.
E’ l’iniziativa intrapresa a New York da Save the Children e altre nove organizzazioni mediche e umanitarie, alcune delle quali impegnate nell’area sotto assedio del Ghouta orientale, che hanno esposto davanti al Palazzo di Vetro tre grandi cartelli ognuno dei quali con un messaggio preciso indirizzato al Consiglio di Sicurezza: “500.000 morti in Siria / E ancora nessun’azione? / Com’è possibile, Consiglio di Sicurezza?”.
Il Consiglio di Sicurezza è infatti chiamato a votare una risoluzione che ha come obiettivo quello di mettere fine alle ostilità e all’assedio in zone del paese come il Ghouta orientale, dove da domenica scorsa più di 300 persone sono state uccise dal governo siriano e dalle forze alleate e oltre 20 cliniche mediche sono state colpite dai bombardamenti. La risoluzione impedirebbe inoltre ulteriori attacchi indiscriminati da parte dei gruppi armati di opposizione nella città di Damasco, dove almeno 15 persone hanno perso la vita a partire da domenica.
“La situazione a Ghouta è catastrofica: stanno perdendo la vita così tante persone che non riusciamo più a tenere il conto dei morti. Non ci sono parole per descrivere l’orrore a cui stiamo assistendo. Le famiglie sono rintanate nei seminterrati terrorizzate dagli attacchi aerei e dai bombardamenti” ha spiegato Hamza, un medico della Syrian American Medical Society (SAMS) impegnato nel Ghouta orientale.
A causa della mancanza di cure mediche e delle condizioni di vita precarie, inoltre, dilagano malattie della pelle come la scabbia, mentre continuano a diffondersi le malattie croniche.
Nell’appello congiunto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la coalizione – che oltre a Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, comprende Care International, CCFD-Terre Solidaire, International Rescue Committee (IRC), Independent Doctors’ Association (IDA), Médecins du Monde, Mercy Corps, Physicians for Human Rights (PHR), Syrian American Medical Society (SAMS) e Union of Medical Care and Relief Organizations (UOSSM) – chiede a tutti i membri di supportare il passaggio verso una risoluzione umanitaria e di usare la loro influenza affinché l’interruzione delle violenze divenga realtà.
Sono cinque le richieste presentate dalla coalizione, in testa alle quali vi è l’interruzione o la cessazione delle violenze in Siria. Fa appello, inoltre, perché sia consentito l’accesso umanitario continuativo, per mezzo di convogli di aiuti delle Nazioni Unite, verso tutte le aree che ne hanno necessità, incluse quelle sotto il controllo dell’opposizione.
La coalizione chiede anche che siano concesse evacuazioni mediche di emergenza per condurre fuori dalle aree assediate i pazienti bisognosi di cure urgenti, con garanzie di sicurezza adeguate e richiama tutti gli attori coinvolti nel conflitto a impegnarsi a ottemperare ai propri obblighi, nel rispetto del diritto internazionale, dando priorità alla protezione dei civili e garantendo la tutela di ospedali e strutture mediche.
Infine la coalizione domanda l’interruzione degli assedi, con maggiore urgenza nell’area Est di Ghouta, la più ampia città siriana sotto assedio: circa 400.000 persone vi vivono sotto assedio dal 2013 e i residenti, oggi, patiscono la fame. Molti sono vicini alla morte.
“Ho ricevuto in cura una ventenne che ha pronunciato le sue ultime parole appena 3 ore fa” ha raccontato Hamza. “Era incinta di sette mesi e non siamo riusciti a salvarla. C’è un’enorme carenza di medicine e attrezzature per fornire trattamenti ai pazienti a Ghouta. Nessuna delle persone uccise è un target militare: sono tutti civili”.
Il rifiuto di consegnare i rifornimenti medici impedisce ai dottori di adempiere ai loro compiti. Farmaci da utilizzare in caso di traumi e attrezzatura chirurgica sono inesistenti e in Siria sono rimossi sistematicamente dai convogli umanitari senza alcuna giustificazione.
Una delle maggiori sfide affrontate dai medici consiste nel diniego ricevuto di fronte alle richieste di evacuazione per i pazienti in condizioni critiche, anche in presenza di tumori o cardiopatie gravi. Nei rari casi in cui è consentito loro di evacuarli, inoltre, molti pazienti muoiono nell’attesa di essere trasferiti al di fuori della Siria o mentre aspettano di essere curati all’interno del paese. Attualmente oltre 700 pazienti esigono l’evacuazione.
La recente ondata di violenza giunge all’apice di una delle peggiori crisi alimentari dall’inizio del conflitto in Siria, con il 12% dei bambini in età prescolare nell’Est di Ghouta che – secondo quanto riferiscono le Nazioni Unite – sono affetti da malnutrizione acuta.