14.000 i casi di malnutrizione segnalati tra i bambini, significativamente più vulnerabili e esposti a contrarre patologie, per loro possibilmente mortali, nel distretto bangladese di Cox’s Bazar, dove oltre 480.000 rohingya in fuga sono giunti in un solo mese [1]. A denunciarlo Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro.
Lo scarso accesso all’acqua potabile e ai servizi sanitari essenziali, associato alle frequenti piogge monsoniche, ha scatenato, inoltre, crescente preoccupazione per il potenziale scoppio dell’epidemia di una patologia trasmessa attraverso l’acqua, come il colera, tra i rohingya fuggiti dalla persecuzione e dalla violenza in Myanmar. Per ridurre il rischio di un’epidemia che potrebbe diffondersi rapidamente nei campi affollati e negli insediamenti informali, l’Organizzazione chiede un rapido ampliamento dei servizi sanitari di base, insieme a un miglioramento nell’accesso a latrine, acqua potabile pulita e a materiale per la cura dell’igiene.
Più di 4.500 rohingya arrivati nel distretto di Cox’s Bazar sono stati già sottoposti a terapie per la dissenteria e molti altri sono stati curati a causa della disidratazione. Intanto l’Organizzazione mondiale della sanità questa settimana ha avvertito circa l’“altissimo” rischio di un’epidemia di colera.
“Questo è terreno fertile per una grande crisi sanitaria: ci sono decine di migliaia di persone che dormono ancora in strada o in ripari di fortuna, c’è acqua sporca e contaminata ovunque, i livelli di nutrizione e l’igiene sono molto scarsi” ha dichiarato da Dhaka Unni Krishnan, Direttore Équipe Medica Emergenze di Save the Children. “La maggior parte di loro ha assistito a qualche forma di violenza e ha intrapreso una fuga spaventosa dalla propria casa. Hanno bisogno di supporto psicologico”.
Save the Children si sta preparando a inviare fino a nove team sanitari nel distretto di Cox’s Bazar, dove continuano ad arrivare i rohingya in fuga dall’allarmante escalation di violenza che si è verificata nel nord dello stato di Rakhine, in Myanmar, a partire dal 25 agosto. Sarebbero state bruciate abitazioni e centinaia di persone, bambini inclusi, sarebbero state uccise.
“Nonostante le autorità bangladesi e le organizzazioni stiano lavorando senza sosta per fronteggiare le necessità, la velocità e la portata del flusso in ingresso di rohingya e le piogge hanno fatto sì che dovessimo lavorare per stare al passo con gli arrivi e i bisogni”, ha spiegato Krishnan. “Ogni epidemia in queste condizioni di fragilità, con le persone costrette in spazi stretti, vicine l’una all’altra, potrebbe diffondersi velocemente ed essere potenzialmente catastrofica. Siamo estremamente preoccupati per la salute dei bambini, in particolare per quelli sotto i 5 anni che si trovano ancora nelle fasi iniziali dello sviluppo, come anche per le donne incinte e per le madri che allattano. Continueremo a collaborare col governo per raggiungere i gruppi più vulnerabili”.
Le unità di emergenza sanitaria dell’organizzazione hanno condotto un rapido controllo sanitario sui rohingya arrivati, in stretta collaborazione con le autorità locali, il ministero della Salute e le agenzie di soccorso. L’Organizzazione havelocizzato la distribuzione di aiuti, incluso il materiale per l’igiene di base come sapone, pannolini e secchi, così come ha distribuito cibo, acqua e tavolette per la sua purificazione, utensili da cucina e teli per i ripari, ma i bisogni restano importanti.
Save the Children ha supportato le famiglie rohingya sfollate, dentro Cox’s Bazar e nei suoi pressi, già prima dell’esplosione di violenza del 25 agosto e sta ora ampliando i suoi interventi: ha distribuito centinaia di kit per la costruzione di rifugi, ha realizzato “spazi a misura di bambino” per supportare il loro benessere psicologico e offrire un luogo sicuro, e offerto servizio di protezione e per il sostegno ai minori non accompagnati.