Le bambine, i bambini e gli adolescenti che vivono nelle regioni del Sud rischiano di pagare il prezzo più alto della crisi causata dalla pandemia in Italia. La capacità di una risposta positiva da parte loro, e delle loro famiglie, è fortemente condizionata dalle disuguaglianze che penalizzano i territori più svantaggiati, in particolare al sud, con un evidente deficit di risorse educative e di sostegno alle famiglie che l’emergenza Covid-19 rischia di amplificare ulteriormente.
Questo il tema all’attenzione nella visita della Ministra per il Sud e la Coesione Territoriale, Mara Carfagna, prevista oggi pomeriggio al Punto Luce di Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – nel quartiere di Barra a Napoli.
Il Punto Luce, nato nel 2005 in collaborazione con la Cooperativa Sociale “Il Tappeto di Iqbal” da sempre impegnata in interventi educativi rivolti ai minori del territorio, è uno dei tre centri ad alta intensità educativa di Save the Children a Napoli, con quelli di Chiaiano e Sanità, e ha offerto finora a più di 2.000 bambine, bambini e ragazzi tra i 6 e i 16 anni, gratuitamente, attività motorie e sportive, laboratori creativi, laboratori di circo e teatro, musica, accompagnamento allo studio, educazione all’uso responsabile dei nuovi media e un servizio biblioteca per ragazzi.
Un drammatico divario di risorse educative oggi separa i bambini e gli adolescenti che crescono al sud dai loro coetanei del resto del paese. Sotto i 3 anni, al sud, trova posto nei nidi e nei servizi integrativi pubblici e privati solo 1 bambino su 6 (14,5%), meno della metà di quelli che ne usufruiscono invece al Centro (35,3%), nel Nord-est (34,5%) o nel Nord-ovest (31,4%)[2]. Nella scuola primaria il tempo pieno è un miraggio per 9 bambini su 10 in Sicilia, per 5 bambini su 6 in Puglia e Campania (83,7%) e poco più di 4 su 5 in Calabria, ed è invece una grande opportunità per la metà circa dei bambini di Lazio, Toscana, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna, con una media in Italia del 36,5%[3]. Nelle regioni del nord, la mensa scolastica offre un pasto nutriente al 60% e oltre delle bambine, bambini e adolescenti della scuola dell’infanzia, della primaria e secondaria di primo grado, ma nel meridione, proprio dove maggiore è l’incidenza degli under15 che a casa non consumano una porzione di carne/pollo/pesce e una porzione di frutta/verdura al giorno (4.1% a fronte dell’1.7% del Nord), questo servizio è negato alla stragrande maggioranza con la punta in Sicilia (80,8%), seguita da Puglia (74,3%), Calabria (68,5%) e in Campania (67,1%)[4]. Sul fronte della povertà educativa, già prima della pandemia, l’abbandono degli studi prima del diploma superiore nelle regioni meridionali riguarda il 17% degli adolescenti, con la punta del 22% in Sicilia e il 17,3% in Campania, un numero molto maggiore che nel resto d’Italia (11% al Nord, 13,5% la media in Italia)[5]. Nel Mezzogiorno, ben 1 giovane su 3 tra i 15 e i 29 anni, il 32,6%, si trova nella condizione di non studiare, non lavorare e non essere inserito in alcun percorso di formazione, il doppio rispetto ai coetanei del nord (16,8%).
“La crisi rischia di aggravare le disuguaglianze educative che già prima della pandemia caratterizzavano il nostro Paese. E’ necessario un impegno deciso a favore dei bambini, delle bambine e degli adolescenti che crescono al Sud, per dare a ciascuno l’opportunità di far fiorire i propri talenti e costruire liberamente il futuro. Per questo motivo siamo particolarmente grati per la visita al Punto Luce di Barra della Ministra Carfagna e confidiamo nella sua determinazione affinché le risorse del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza siano investite in modo prioritario proprio per colmare queste disuguaglianze, a partire dalla costruzione di una rete per la prima infanzia in tutte le regioni del mezzogiorno e dalla messa in campo di interventi mirati per il contrasto alla povertà educativa nei quartieri più difficili, a favore dei bambini e per le loro famiglie.” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia Europa di Save the Children.
Con l’obbiettivo di non lasciare indietro nessun bambino proprio nel periodo di maggiore disagio e deprivazione sociale ed educativa a causa dei lockdown per l’emergenza sanitaria e la chiusura o apertura a singhiozzo delle scuole, i 26 Punti Luce di Save the Children, presenti nei quartieri o territori più carenti di opportunità, hanno continuato a coinvolgere con le loro attività, anche a distanza se necessario, più di 11.000 bambini e ragazzi, di cui più di 5.000 nel sud e nelle isole, e più di 1.000 nella sola città di Napoli. I Punti Luce di Napoli e delle altre città, saranno aperti anche durante tutto il periodo estivo con attività all’aria aperta, di gioco e socializzazione, laboratori per il recupero degli apprendimenti e di cittadinanza attiva, attività di promozione della lettura, laboratori di coding e robotica per lo sviluppo delle competenze digitali, ma anche sport e movimento, visite ai musei e gite al mare, in montagna e nei parchi della propria città.
La risposta dei Punti Luce all’emergenza è parte di un programma più ampio di Save the Children, che sin dall’inizio della pandemia si è attivata immediatamente per far fronte all’emergenza. Attraverso la sua estesa rete di partner presenti nei territori più marginalizzati, in collaborazione con le scuole, già nel marzo 2020 e durante i mesi di lockdown. Il programma si è concentrato sui bisogni immediati dei bambini e delle loro famiglie, distribuendo buoni spesa, viveri, prodotti per la prima infanzia, ma anche dispositivi digitali quali tablet e connessioni per garantire continuità educativa attraverso la didattica a distanza. Inoltre, è stato dato supporto educativo, allo studio e sostegno psicosociale. A partire da questa esperienza, Save the Children ha lanciato nel maggio del 2020, la campagna “Riscriviamo il futuro”, che ha coinvolto fino ad oggi, complessivamente, circa 160 mila bambine, bambini e adolescenti, le loro famiglie e docenti in 89 quartieri deprivati di 36 città e aree metropolitane. Riscriviamo il Futuro è un programma di intervento integrato per il contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, che vuole garantire un sostegno di medio e lungo periodo alle famiglie e ai minori maggiormente in difficoltà nelle periferie e nei quartieri più deprivati delle città, sia attraverso un sostegno di tipo materiale, sia tramite un supporto educativo in ambito scolastico ed extrascolastico.