Save the Children accoglie con favore il nuovo rapporto delle Nazioni Unite sulla violazione dei diritti in Yemen con la condanna delle parti in conflitto per il completo e assoluto disprezzo della vita dei civili.
Il rapporto, realizzato da una commissione di esperti di diritti umani, ha rilevato almeno 6.500 vittime e 16.706 feriti tra la popolazione civile dello Yemen tra i mesi di Marzo 2015 e Giugno 2018, sottolineando che il numero reale è con ogni probabilità ancora superiore.
Il livello di impunità è tale che i civili sono diventati un obiettivo negli attacchi a infrastrutture come scuole e ospedali, ad aree densamente popolate come mercati e quartieri residenziali e ad eventi comunitari come matrimoni o funerali, rendendo ogni luogo insicuro per i bambini yemeniti.
“Questo rapporto riafferma quello che avevamo già denunciato, e cioè che tutte le parti in conflitto stanno violando le leggi internazionali e starebbero commettendo, in alcuni casi, veri e propri crimini di guerra. Sotto ai nostri occhi i bambini stanno pagando il prezzo più alto di questa guerra, venendo uccisi o menomati in attacchi indiscriminati. Il rapporto fornisce chiare evidenze di queste orribili atrocità,” ha dichiarato Sylvia Ghaly, Direttore Advocay in Yemen di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro.
“Ora, la comunità internazionale deve porre fine a questa impunità e chiamare i responsabili a rispondere delle loro azioni. Allo stesso tempo, i governi che vendono armi alle parti in conflitto devono riconoscere le loro responsabilità nell’alimentare questa crisi e l’impatto devastante che il loro operato sta avendo sul popolo yemenita. Se lo facessero si renderebbero conto di come continuare questo loro commercio violento sia inconcepibile e indifendibile.”
“I bambini dello Yemen sono stati derubati della loro infanzia e del loro futuro. Non possiamo accettare questo stato di cose, nel quale le conseguenze per i bambini stanno diventando solo un effetto collaterale del conflitto. Per questo, non solo i bambini e le loro famiglie devono essere protette dai combattimenti, ma tutte le parti devono fare sforzi reali e concreti per la ricerca di una soluzione in vista degli imminenti negoziati di pace.”