“Siamo profondamente preoccupati per la situazione dei bambini e delle loro famiglie nei governatorati meridionali dello Yemen, in particolare nella città portuale di Aden. Il nostro staff sul campo ci racconta che le persone sono terrorizzate. La situazione è precipitata in modo così rapido che non hanno avuto la possibilità di lasciare le loro case né di procurarsi beni di prima necessità come cibo e acqua e ora i negozi sono chiusi. Si sente il rumore degli aerei da guerra e a terra piovono bombe che uccidono, feriscono e provocano distruzione in maniera indiscriminata”, ha affermato Jason Lee, Direttore di Save the Children in Yemen, in merito all’escalation di violenze scoppiata ad Aden.
I bambini, sottolinea Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – non hanno nessuna responsabilità nel conflitto che sta devastando il Paese da più di quattro anni, eppure ogni giorno continuano a subire sulla propria pelle le conseguenze della violenza. Vengono feriti in modo grave, vedono uccidere i loro genitori, fratelli o amici, sono costretti a fuggire dalle proprie case e non possono andare a scuola perché le strutture scolastiche vengono distrutte o chiuse. Un conflitto cruento sul quale, anche in Italia, Save the Children ha voluto accendere i riflettori lanciando la campagna “Stop alla guerra sui bambini” e una petizione on line, che ad oggi ha ricevuto quasi 130 mila firme, per chiedere all’Italia di fermare la vendita di armi italiane utilizzate contro i bambini in Yemen.
“Quello che sta accadendo ha conseguenze spaventose sugli adulti, figurarsi sui bambini – ha proseguito Jason Lee – L’escalation di violenze in corso ad Aden è l’ennesima dimostrazione che gli interessi politici e militari continuano a prevalere sul benessere e sulla sicurezza della popolazione. Da ieri, l’aeroporto di Aden è stato chiuso temporaneamente e i voli sono stati sospesi. Inoltre, il porto cittadino è vitale per l’importazione e la distribuzione di forniture e beni essenziali in tutto il Paese ma questa insicurezza ne mette a grave rischio il funzionamento. È estremamente preoccupante che ora tali vie di accesso vitali, aeree e marittime, rischino di essere interrotte”.
Save the Children chiede alle parti in conflitto coinvolte ad Aden di impegnarsi a mettere fine alle violenze, in un’area dove vivono circa 1,1 milioni di civili, di cui il 70% ha già bisogno di assistenza. L’Organizzazione chiede alle parti interessate di mettere in campo azioni efficaci per garantire la protezione dei civili, tra cui il ritiro dalle aree popolate, e di astenersi dall’utilizzare armi esplosive in queste zone. Deve essere infine consentito l’accesso umanitario alle organizzazioni in modo da fornire alle comunità l’assistenza di cui hanno bisogno.
Nella prima metà del 2019, Save the Children ha fornito supporto a 206.000 persone ad Aden, di cui più della metà sono bambini che hanno beneficiato di programmi di protezione, salute e istruzione.