Ci sono voluti 7500 gli uomini tra Corpo forestale, Vigili del fuoco, Carabinieri, Polizia di Stato, Protezione civile e Croce Rossa Italiana per domare il vasto rogo sviluppatosi in Sardegna, a Santu Lussurgiu, nell’oristanese. Le fiamme, che hanno interessato l’oristanese e il nuorese e hanno richiesto l’intervento, tra l’altro, dei Super Puma della flotta regionale e sette Canadair dalla Francia, hanno bruciato oltre 20mila ettari di terreno. Ora si lavora sugli ultimi fronti del fuoco ancora attivi.
Il rogo di Santu Lussurgiu in Sardegna
Un primo incendio si era verificato per una macchina in fiamme nel pomeriggio di sabato 24 luglio nella zona del Montiferru, nell’oristanese. Il pronto intervento dei Vigili del fuoco sembrava averlo spento ma forse delle piccole fiammelle rimaste attive hanno fatto da innesco per un nuovo rogo. Le alte temperature e il forte vento, che ha cambiato più volte direzione, hanno permesso al fuoco di propagarsi in tanti comuni della zona da Bonarcado, Santu Lussurgiu, Cuglieri, a Cabras, Arzana e Villagrande, rendendo necessarie, in molti casi, l’evacuazione degli abitanti. Le fiamme hanno raggiunto anche la statale 131 Dcn che è stata chiusa al traffico. A Tresnuraghes sembra che l’area rimboscata a ridosso di Porto Alabe sia salva. In due giorni sono andati in fumo oltre 200mila ettari di terreno: sono bruciati interi uliveti, alcuni dei quali contavano piante millenarie, un numero ancora sconosciuto di animali, soprattutto ovini e bovini utilizzati nelle aziende agricole e nella pastorizia. Fortunatamente non si sono registrate vittime. Il numero degli sfollati è al momento è fermo a circa 1500.
Stato d’emergenza
La Regione Sardegna, guidata da Christian Solinas, ha decretato lo Sato d’emergenza. Ingenti i danni alle abitazioni e alle aziende agricole messe in ginocchio da quello che è stato definito un disastro senza precedenti per l’isola. Il presidente Solinas ha prontamente dichiarato che per porre rimedio al disastro ambientale saranno necessari fondi speciali. A questo proposito ha chiesto che alcuni fondi del PNRR vengano destinati quanto prima alla sua regione per un’opera urgente di rimboschimento. Attualmente il fronte del fuoco tra Santu Lussurgiu e Cuglieri è quasi domato e si lavora a un altro che è ancora pericoloso: quello Scano, Sindia e Sagama. La situazione, comunque, è definita generalmente sotto controllo.
Cambiamenti climatici o dolo?
Tra cambiamenti climatici e l’opera di piromani, la storia degli incendi estivi in Italia è lunga. L’ultimo grave incendio in Sardegna risale all’agosto del 1994. All’epoca i comuni coinvolti furono quelli di Osilo, Ploaghe e Nulvi. Il fronte dell’incendio era lungo 20 chilometri e fu necessario interrompere la linea ferroviaria Ploaghe-Olbia. Anche allora non solo andò bruciata una gran parte di macchia mediterranea ma diverse aziende agricole subirono ingenti danni. 27 anni dopo l’isola rivive nuovamente l’incubo in un momento, tra l’altro, tutt’altro che semplice.
In copertina foto di Stephanie Albert da Pixabay