Sara Malaguti founder di Flowerista il progetto innovativo che supporta nel percorso creativo ed evolutivo chi decide di creare da zero una propria attività.
Bolognese di nascita, milanese di adozione, una laurea in Lettere Moderne e una magistrale in Economia per l’Arte e le Organizzazioni Culturali. Un passato lungo 8 anni nell’area Marketing di Borsa Italiana, poi a fine 2017 decide di assecondare il suo spirito imprenditoriale. Capisce che quel mondo stava stretto alla sua creatività, così decide di licenziarsi ed intraprendere una nuova strada. All’inizio non tutto era chiaro, ma una cosa era ben definita l’esigenza di farcela da sola.
Come è stato il percorso che ti ha portato a decidere di cambiare la tua vita, lasciando un lavoro a tempo indeterminato per la professione di libera professionista. Quali sono state le complessità?
Ripensando a tutto il 2017 posso sintetizzarlo così: una frustrazione generale. Non mi sentivo più bene in azienda, pur riconoscendo il valore del lavoro che avevo e allo stesso tempo il senso di colpa per non riuscire ad apprezzarlo. Mi sentivo sbagliata io. Non avevo preso in considerazione che potesse esistere anche la libera professione o la creazione da zero di una startup.
Forse perché sono nata in una famiglia in cui il posto fisso era tutto. Era l’ambizione per una figlia che si era laureata a pieni voti e che volevano vedere “sistemata”. Chi mi ha fatto notare che un altro mondo era possibile è stato il mio compagno, poi divenuto anche mio socio. É stato Marco, da sempre fotografo freelance, a farmi aprire gli occhi e a darmi sostegno in questa mia presa di coscienza. Poi ne ho parlato anche con il mio capo di allora e mi ha confermato che mi vedeva soffrire come “dipendente”, che forse ero giunta al capolinea in quel contesto.
La prima promessa che ho fatto a me stessa è stata di provare a creare un Blog e un profilo Instagram ed essere costante nell’alimentarli di contenuti. Ho avuto una intuizione improvvisa una notte, ho sognato la parola Flowerista – che è una derivazione del trend fashionista che andava di moda all’epoca, ma applicata al mondo dei fiori. Ho comprato un dominio online per 12€ e ho cominciato a scriverci un po’ di riflessioni personali. Così è nato tutto. In maniera molto spontanea e molto poco business-oriented. Non avevo idea di chi volessi essere o cosa volessi fare da grande. In un certo senso è venuto fuori ascoltando le parole degli altri, che notavano più di me ciò in cui ero brava.
Su quali competenze hai fatto leva per creare qualcosa di tuo?
In realtà non è che avessi la totale consapevolezza di cosa sapevo fare bene e soprattutto di cosa avrei potuto vendere come servizio agli altri. È stato molto coraggioso o forse ingenuo, prendere la decisione di lasciare il posto fisso senza una concreta idea di cosa fare da grande. Però sono anche la persona che si è sempre arrangiata moltissimo nel trovare una soluzione. Nell’imparare facendo, quindi learning by doing è stata la mia formula. Provavo a propormi come Event manager, provavo a costruirmi una professionalità nella comunicazione corporate ma non funzionava.
Così ho cominciato a proporre ad una amica una consulenza per migliorare la sua comunicazione su Instagram, facendo tesoro di quello che avevo imparato come autodidatta sul mio profilo, e lì ha funzionato benissimo!
Ecco quindi perché prima dicevo che sono state le parole degli altri ad aiutarmi. Spesso siamo troppo dentro noi stessi e la nostra visione del mondo per accorgerci di ciò in cui siamo veramente bravi. Abbiamo bisogno di occhi esterni e obiettivi.
Sei la founder di “Flowerista “ perché questo nome e qual è la Mission del progetto?
Ho cercato di amalgamare un’intuizione che mi aveva portato ad aprire un blog in una notte di giugno, con delle skills di comunicazione digitale.. Una formazione che si era resa ovviamente più che necessaria, dal momento che “autodidatta su Instagram” non era esattamente un passepartout per lavorare con le persone!
Flowerista nel tempo è diventato un nome “metafora”, un nome che prende ispirazione dai fiori per significare gentilezza, delicatezza, sostenibilità nella comunicazione. Mi sono appassionata alle teorie di Stefano Mancuso sugli ecosistemi vegetali e sull’intelligenza delle piante. Da lì ho capito che quel nome comparso improvvisamente in sogno, poteva essere molto di più, tutto stava acquisendo pian piano un senso.
Oggi lo scopo del progetto è quello di supportare in ogni fase del percorso evolutivo, chi desidera avviare un’attività in proprio nel comparto creativo, sfruttando i vantaggi del digitale.
Per fare qualche esempio: graphic designers, web designers, musicisti, artigiani, event planners, stilisti, professionisti della comunicazione, ecc..
La caratteristica che accomuna tutte queste figure è che, lavorando con la propria creatività, possono dare vita a un brand unico e sostenibile, diverso da quello dei competitor. Non tanto perché arrivano prima o hanno prezzi più vantaggiosi, ma in quanto basato sulla propria personalità e sull’aderenza ai propri valori.
Flowerista vuole offrire su un’unica piattaforma digitale servizi di formazione, business matching, visibilità e networking per creativi. Ma senza dimenticare l’importanza di contaminare il digitale con la presenza dal vivo e il rapporto umano, quindi ibridando il modello.
Qual è stato il momento critico che ha dato la svolta maggiore al tuo progetto?
In realtà ogni giorno ho l’impressione di affrontare sfide nuove! Forse il vero momento di svolta e che mi ha richiesto molto coraggio è stato quando ho deciso di collaborare in maniera stabile con una persona che potesse creare in maniera autonoma tutti i contenuti di Flowerista. Era un salto nel vuoto da un punto di vista di fiducia e reputazione. Le persone avevano sempre e solo letto e visto me, ma anche dal punto di vista economico, perché significava prendersi un impegno notevole. Però col senno di poi posso dire che è stata la scelta più azzeccata che potessi fare. In primis per la persona scelta: lei è Francesca e tutt’ora si sta occupando di tutto il nostro Content Marketing, anzi, ora segue anche quello di alcuni nostri clienti.
Flowerista è un Srl ma è anche un’azienda benefit, che attività avete sviluppato per il sociale?
Ci impegniamo costantemente in attività gratuite di divulgazione della cultura di impresa in Italia, specialmente tra i giovani e tra le fasce di popolazione prese meno in considerazione.
Ad esempio Business’n’Play:
Un workshop innovativo rivolto a chi desidera cambiare lavoro/ mettersi in proprio. Un mix unico di teoria, pratica e gamification, ispirato al Design Thinking.
È pensato per chi vuole avviare una nuova avventura imprenditoriale, ma è bloccato dai dubbi derivanti dalla mancanza di “potersi immaginare in un’altra situazione”. Abbiamo messo a punto un metodo, che di fatto è un gioco di ruolo, che permette di stimolare l’immaginazione ma allo stesso tempo prendere confidenza con gli strumenti di pianificazione e strutturazione di un business. I protagonisti del gioco non siamo noi, ma dei personaggi inventati, con tutto il loro bagaglio di sogni e competenze.
Lo portiamo GRATUITAMENTE nelle scuole, nelle associazioni, sia dal vivo che online, per diffondere la cultura di impresa soprattutto tra le giovani generazioni e le donne.
Inoltre, abbiamo appena pubblicato, grazie ad una campagna di crowdfunding, “Creatività Gentile VOL.1 – 30 storie di creatività italiana innovativa, ispirata al rispetto di ambiente e società”
Siamo abituati a considerare i creativi come rivoluzionari disposti ad andare contro a tutto e tutti, sovvertendo le regole, spesso anche in uno sforzo fine a se stesso. Oggi riteniamo che sia molto più rivoluzionario trattare con rispetto ambiente e società. Ed è anche molto più difficile, perché va conciliato con la sostenibilità economica. In questo senso intendiamo la parola “gentile” del titolo.
I parametri che siamo andate a considerare per selezionare 30 storie di innovazione nell’ambito della creatività italiana sono quelli ESG ovvero:
– Sostenibilità ambientale
– Supporto alle comunità locali e/o svantaggiate
– Rispetto per il lavoro e i collaboratori attraverso nuove forme organizzative
Una prima release, a maggio 2022, è destinata al mercato italiano e verrà presentata in un Tour che ha già toccato diverse città italiane tra cui Milano e Bologna.
Come scegli le persone che lavorano in Flowerista e ti accompagnano a far crescere e valorizzare la tua azienda?
Le persone che lavorano attualmente in Flowerista hanno tutte una caratteristica in comune sono T-shaped. Hanno una formazione molto poliedrica e vasta: non cerchiamo persone verticali con competenze esclusive su una materia. Proprio per questo viene favorito l’inserimento in azienda con un percorso di induction che dura 3 mesi, durante i quali la risorsa prende dimestichezza con la filosofia aziendale, gli altri membri del team e la complessità dei vari progetti. Ci sono sì dei ruoli prestabiliti, ma c’è anche molta flessibilità.
La filosofia che guida la visione progettuale è basata sull’attenta osservazione dell’ecosistema vegetale: in una pianta, ogni parte sa automaticamente cosa è vantaggioso per il tutto, senza che vi sia un cervello a stabilirlo. Analogamente, in un team guidato da precisi valori, ogni membro supporterà l’altro senza bisogno che sia sempre il leader a prendere la parola.
Quando un brand come quello di Flowerista è connotato da una precisa filosofia, non risulta attrattivo solo per i clienti, ma anche per il capitale umano. Capita così che siano le persone stesse a mandare il proprio CV e a proporsi per determinate posizioni, che magari non sono “aperte”. Ma si possono aprire nel momento in cui si valuta insieme che quel tipo di competenza specifica rispecchia un’esigenza di mercato riscontrata.
Il mio motto è “Dimmi cosa può mettere a disposizione la mia azienda per far sì che tu raggiunga i tuoi obiettivi professionali”, consapevole del fatto che le idee in circolo sono tante, ma che le risorse per metterle a terra sono scarse. Motivo per cui se dall’altra parte c’è una persona volitiva, propositiva e responsabile, non c’è nulla di male nel coinvolgerla mettendo a sua disposizione gli asset aziendali. Il vantaggio è triplice: per Flowerista, per la persona in sé, per la community che ha così un nuovo servizio di cui beneficiare. Alla base di tutto c’è un aspetto fondamentale: la fiducia. Senza di essa, nessun rapporto, anche il più normato, può essere proficuo per entrambe le parti.