“È un momento storico nella lotta contro la sclerosi multipla, siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione copernicana”.
Con queste parole il professor Giancarlo Comi, uno dei massimi esperti mondiali sulla sclerosi multipla (ordinario di Neurologia dell’Università ‘Vita-Salute San Raffaele’ e Direttore dell’Istituto di Neurologia Sperimentale dell’IRCCS Ospedale San Raffaele) ha definito i risultati degli studi sperimentali di Ocrelizumab, un nuovo farmaco contro la malattia presentato al 31esimo Congresso del Comitato Europeo per la Terapia e la Ricerca sulla Sclerosi Multipla (ECTRIMS), tenutosi a Barcellona dal 7 al 10 ottobre 2015.
“Ora possiamo disporre di una nuova arma – spiega Comi – molto potente, che si propone come una ‘bomba’ innovativa e che rappresenta un salto di qualità rispetto al trattamento con interferone, il farmaco per eccellenza usato da più di vent’anni nella cura di questa malattia invalidante che può portare alla paralisi e anche alla morte”.
Ocrelizumab è il primo farmaco sperimentale che riesce infatti a ridurre in maniera significativa la progressione della disabilità sia nella sclerosi multipla recidivante sia in quella primariamente progressiva, una forma per cui non esistono ad oggi medicinali approvati per il suo trattamento.
La casa farmaceutica Roche ha annunciato i dati durante il congresso Ectrims, dopo aver sviluppato il farmaco e prodotto tre studi clinici di fase III condotti su oltre duemila quattrocento malati.
Ai soggetti è stato somministrato Ocrelizumab per infusione endovenosa ogni sei mesi per un biennio: il trattamento con il nuovo farmaco ha ridotto significativamente il tasso di annualizzato di recidive per un periodo di due anni rispetto all’interferone, diminuendo, sempre rispetto all’uso di quest’ultimo, la progressione della disabilità clinica del 43% e cancellando oltre il 90% delle lesioni cerebrali (valutate con risonanza magnetica).
Il farmaco si è rivelato efficace anche per la sclerosi multipla primariamente progressiva per le quali non c’era finora una cura: la malattia peggiora nel tempo e rappresenta circa il quindici per cento di tutti i casi. Per i soggetti affetti da questa patologia è stato allestito lo studio Oratorio, con più di settecento pazienti sottoposti a trattamento con Ocrelizumab per due anni.
Al termine si è riscontrato che la terapia riduce del 24% il rischio di progressione della disabilità clinica confermata dopo almeno 12 settimane.
Ocrelizumab ha inoltre ridotto del 18% rispetto a placebo il tasso di perdita di volume cerebrale, valutato in un periodo di 120 settimane. Lo sforzo per testare il farmaco è stato immane: gli studi hanno coinvolto oltre trecento strutture in quaranta Paesi e sono costati più di un miliardo di dollari.
Le tempistiche per il rilascio in commercio però non sono immediate a causa dei lunghi iter di approvazione: ci vorrà almeno un anno prima che Ocrelizumab sia utilizzabile.