Sanremo festival della musica ma anche festival del politically correct? È una domanda legittima che ci si va a porre nel momento in cui stanno venendo fuori un po’ di notizie sempre più dettagliate della presenza – anche se in video e non in diretta – del Presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.
Lungi dal voler entrare nella diatriba sull’opportunità della presenza di Zelens’kyj nel festival dei fori e della tematica della guerra che, ovviamente, si porta appresso perché in realtà la riteniamo non solo sterile ma anche assolutamente stucchevole in quanto si entrerebbe in quella specie di gara delle citazioni in cui da un lato c’è chi cita tutti i “personaggi politici” saliti sul palco dell’Ariston e dall’altro chi risponde che le circostanze erano diverse.
Siamo ben consci che il ‘Festival’ di per se altro non è che un’occasione ghiotta, mediaticamente parlando, per cercare di arrivare a quante più persone possibile ma è proprio dal punto comunicativo che qualche dubbio sulla giustezza di questa presenza ci sorge sempre più spontaneo.
Il clima in generale non è dei migliori e, probabilmente, molte persone vorrebbero approcciare a Sanremo come un momento di puro svago. In questa cornice è proprio così producente o rischia di essere controproducente alla causa ucraina questa presenza?
Saranno più quelli che storceranno il naso, magari provando un poco di antipatia per chi gli toglie minuti di spettacolo, oppure saranno più quelli che riterranno importante la nota cronachistica tanto triste e dimessa che arriva da uno scenario di guerra?
Noi, lo diciamo con tutta franchezza, pensiamo che alla fine sarà solo un tremendo autogol semplicemente perché Zelens’kyj non potrà non fare un discorso intriso di retorica e assolutamente propagandistico dalla sua parte ( e ci mancherebbe altro).
Questo parlarsi addosso alla fine che effetto avrà? Sensibilizzerà o creerà maggior distacco dall’orrore della guerra?