“Sanità significa tutela della salute dei pazienti, non conti da far quadrare. Il blocco del turn over non crea solo disagi a dirigenti medici e infermieri ma anche ai primari. In Campania mancano oltre 200 posti di primari e la maggior parte dei quelli in servizio sono precari”.
E’ il messaggio centrale contenuto nel dossier sulla sanità campana messo a punto dall’Anpo, (Associazione nazionale primari ospedalieri), e presentato in conferenza stampa al Cardarelli dal presidente nazionale del sindacato Anpo Raffaele Perrone Donnorso, dal presidente regionale Anpo Vittorio Russo e da un gruppo di primari degli ospedali di Napoli e della Campania (Nico Cattaneo, primario Chirurgia endoscopica ospedale Monaldi; Emilio Cianciulli, primario Neuroradiologia ospedale Santobono; Nicola Maurea, primario Cardiologia Istituto Pascale; Fabio Tamburro, primario Radiologia generale ospedale San Giovanni Bosco; Generoso Uomo, primario Medicina Terza ospedale Cardarelli; Enrico Di Salvo direttore del dipartimento di nefrologia dell’Azienda ospedaliera universitaria della Federico II; Giovanni Romano direttore del dipartimento di oncologia addominale dell’ospedale Pascale).
Il presidente nazionale del sindacato, Raffaele Perrone Donnorso ha sottolineato “l’incompetenza della sanità campana; anche i medici di famiglia non vogliono fare nulla, tutto il peso della sanità è sui medici ospedalieri” e ha attaccato Renzi: “un giovane boyscout con le mani in tasca che rispetto alle proteste dei sindacati un giorno rispose che se ne sarebbe fatto una ragione. Se non reagiamo adesso – ha continuato Donnorso – non potremo più farlo”. Il presidente regionale dell’Anpo Vittorio Russo ha chiesto, tra l’altro, “la riorganizzazione del piano ospedaliero, che non può essere elaborato valutando solo aspetti economici; la nomina, ormai indifferibile, dei direttori generali delle aziende oggi commissariate; la nomina dell’assossore alla sanità; la rielaborazione della rete dell’emergenza con soluzioni strutturali e non solo con provvedimenti-tampone; la ridefinizione del ruolo assistenziale dell’Università Federico II; la verifica tecnica, e non politica, dell’operato annuale dei direttori generali attraverso la predisposizione di schede di valutazione contenenti non solo elementi economici, ma anche di qualità dei servizi erogati e grado di soddisfazione dell’utenza”.
Nel dossier vengono indicate le criticità dei principali ospedali di Napoli e della Campania: il Cardarelli, “in grave sofferenza e vicino a un punto di non ritorno”, ha “un indice di occupazione globale del 123,3% (119% nel 2013) e 172mila accessi al Triage-Pronto soccorso (un paziente visitato ogni 2 minuti, in incremento del 22)”. Al San Giovanni Bosco, a fronte di 162 posti letto effettivi, c’è invece una media di 21 ricoveri in barella al giorno, pari a circa il 15%: “Come dire che le barelle sono una componente fissa dell’assistenza del presidio”. Infine il Santobono, in questi giorni al centro di polemiche, che sta letteralmente scoppiando: circa 110mila accessi stimati per il 2014 con un incremento del 20% rispetto al 2009. Significa ha spiegato Cianciulli: “oltre il doppio di qualunque altra azienda ospedaliera pediatrica italiana. Non solo al Santobono poi ma in tutta la Campania non c’è neppure un posto letto di neuropsichiatria infantile”.