Dopo la prima puntata del nostro viaggio-report nella sanità Campana torniamo a verificare gli esiti del decreto commissariale 49/2010 di riassetto della sanità campana che proprio in questi giorni ha prodotto un altro scossone: dal 1° luglio chiuderà il reparto di ostetricia e ginecologia dell’Ospedale San Gennaro che già ha visto chiusi nel tempo il pronto soccorso generale e quello ostetrico, il reparto di urologia e una neurologia. Una chiusura a quanto apprendiamo improvvisa dalla sera alla mattina che ricadrà sulle pazienti che andranno allo sbando»
L’atto è stato firmato mercoledì 18 u.s. dal direttore generale dell’ASL NA1 Ernesto Esposito e la chiusura definita temporanea, e a quanto apprendiamo improvvisa, è giustificata dal mancato rinnovo dei contratti di convenzione con pediatri ‘esterni’ che il blocco del turnover ha reso ormai una prassi necessaria per il prosieguo dell’assistenza in tutti i presidi campani. La mancanza di pediatri al nido ha quindi fatto da leva per la dismissione della maternità e della ginecologia, a sua volta indebolita da pensionamenti non ripianati, ma che non mancherà di rivelarsi definitiva considerando che il suddetto decreto dispone la chiusura del San Gennaro, dell’Ascalesi, del Loreto Mare e degli Incurabili che confluiranno nella nuova A.O. di rilievo nazionale Ospedale del Mare la cui edificazione, in un’area in zona rossa e priva di infrastrutture, costringerà Caldoro a sborsare ulteriori 243 mln euro (esclusi fondi CIPE) per il completamento, peraltro nuovamente rimandato dall’estate 2014 all’inizio 2015 dopo circa 10 anni di lavori e interruzioni più e meno legittime.
Nel frattempo aspettandone l’apertura il piano di tagli e risparmi è in atto, ma generando un’organizzazione caotica, come emerge anche dal primo articolo della nostra inchiesta, in cui l’intero sevizio materno-ginecologico del centro cittadino ricadrà ora sull’Ospedale Annunziata e sugli Incurabili già colpiti dal taglio dei posti letto. Inoltre l’Annunziata vede ripetute chiusure di reparti e sale operatorie a causa di un’inesistente e un’inefficiente manutenzione– l’ultima chiusura della maternità durata più di un anno è stata sostenuta proprio dal San Gennaro – mentre l’Ospedale Incurabili è una struttura fatiscente con lavori che si protraggono a singhiozzo da anni, ancora priva della “Casa del Parto” dopo 5 anni di attese e finanziamenti erogati (Delibera di Giunta Regionale n. 14//2000 che stanziava 33,6 mld di lire alle Aziende Sanitarie, di cui 10 mld lire circa proprio per il potenziamento della rete materno infantile), e stessa fine può dirsi per le altre tre case della maternità programmate in Campania come quella di Pozzuoli lautamente finanziata, ultimata e mai entrata in funzione. Tutta la maternità e il Nido del San Gennaro sono stati negli ultimi anni ristrutturati mentre la maternità degli Incurabili, allocata nella palazzina E, versa in uno stato di forte degrado con impalcature piazzate da tempo, muffe, umido e controsoffitti in pezzi; insomma da un lato c’è un stato di cui si moltiplicano le testimonianze, come quella dell’allagamento del Nido nel corso della recente tempesta che, a quanto ci viene detto, ha reso inagibile l’ospedale per 24 ore, mentre dall’altro si rende necessario correre ai ripari ad esempio stipulando convenzioni come quella con la nuova Clinica ostetrica e ginecologica della SUN-Secondo Policlino, dal costo a noi ancora sconosciuto e firmata dal Direttore generale dell’ASL NA1 lo scorso anno, ma d’altronde Incurabili e SUN sono già strettamente legati visto che dal 1999 l’ateneo occupa e gestisce l’Ostetricia e la Ginecologia del nosocomio, di fatto congiunte, e c’è chi sospetta che quando l’AO Incurabili chiuderà la SUN, cioè una fondazione universitaria, continuerà ad occupare quegli spazi impossessandosi di fatto di una struttura del servizio sanitario nazionale.
Concludiamo sottolineando che accanto ad Incurabili e Annunziata c’è poi il congestionato Loreto Mare (uno dei pochi ospedali ad aver conservato il Pronto Soccorso) e forse non è un caso che in questi tre ospedali le percentuali di tagli cesarei siano molto alte: 42%, 43,53% , 33,94% (fonte quotidianosanità.it 2012).
Per scongiurare quindi quest’ennesima chiusura, che nelle more dell’esercizio dell’Ospedale del Mare sembra rispondere più alla logica del taglio indiscriminato che non ad una ratio organizzativa, cittadini associazioni movimenti e operatori sanitari si incontreranno martedì 24 giugno in presidio di protesta presso l’Ospedale.
«Non si capisce questi risparmi su cosa insistono perché l’impressione è che generino ulteriori sprechi (si vedano le conseguenze del blocco del turnover ndr) e l’attacco ai presidi sanitari di prossimità va a tutto svantaggio delle donne sopratutto delle fasce più deboli che non hanno la forza di rivolgersi alle cliniche private, perché infatti tutta l’area del servizio materno che dalla nascita arriva all’aborto volontario e terapeutico è zona di speculazione privata e restringere i punti nascita non può che alimentarla» ci dice Stefania Cantatore, portavoce dell’UDI Napoli e attivista dell’Assemblea delle Donne, un collettivo di realtà storiche e associazioni del femminismo napoletano che ha aderito e parteciperà al presidio a difesa del più ampio accesso al servizio sanitario pubblico d’emergenza e specialistico.
22 Giugno 2014
SANITÀ, ANCORA UN’ALTRA CHIUSURA
Scritto da Marilisa Belli
Dopo la chiusura di reparti e pronto soccorso generali e specialistici, un altro ramo del SSN cade sotto la scure dei tagli regionali: dal 1 luglio chiuderà la ginecologia e l'ostetricia dell'Ospedale San Gennaro con una perdita di altri posti letto che ricadrà su un'utenza costretta a dividersi tra ospedali congestionati e strutturalmente vecchi e inadeguati. Intanto i cittadini organizzano, per la settimana prossima, un presidio di protesta.