Dopo aver esposto in quasi tutti i più prestigiosi spazi istituzionali, giusto per citarne qualcuno Palazzo Reale, Castel dell’Ovo, Pan e numerosi spazi e gallerie private, il pittore di Pozzuoli dove vive e lavora, ritorna ad esporre proprio a Pozzuoli, nelle belle sale di Palazzo Migliaresi al Rione Terra.
Intitolata, non a caso, ”Sangiovanni & Pozzuoli”, la personale, intende chiudere un cerchio per come egli stesso afferma “ritornare ad esporre da dove sono partito” per riuscire ad analizzare il proprio mondo spirituale, la comprensione del reale mostrando ancora una volta il forte legame con i luoghi da lui amati che osserva con sensibilità tentando di recuperare il vissuto in una dimensione memoriale attraverso una progressiva riduzione, a volte, del paesaggio in termini essenziali.
Particolari di portoni, finestre, persiane, fantasiose sovrastrutture specialmente ripresi dal paesaggio flegreo, sono come scatti di una pellicola scrupolosamente posizionati per documentare la bellezza dei luoghi di Pozzuoli memorizzati durante le lunghe passeggiate all’alba, raffigurazioni piene di segni e messaggi per far riflettere sulle nostre radici, memorie, tracce, sentimenti ed emozioni.
Protagonista delle sue opere il colore, intriso di materia e massa volumetrica per riuscire ad esprimere la maestosità della natura che ci circonda e sovrasta, ma anche per interrogarsi sul senso della vita e del rapporto con il proprio personale limite, naturale o sociale comune ad ognuno di noi, espresso dalla dimensione trascendente-metafisica-dell’umana creatività. Solcate da vampate di colore, alcune opere, ricordano il magma incandescente per far emergere i lati più reconditi e oscuri di quella parte del sé nascosta alla razionalità, alla consapevolezza fino a penetrare l’inconscio.
Restituendo al visitatore quasi un’autobiografia per immagini, Sangiovanni, racconta se stesso, di come l’impegno artistico possa diventare soluzione di una vicenda umana che traspare sullo sfondo dell’intera rappresentazione. Le immagini invadono gli spazi espositivi “popolando” quegli anni rivissuti come “foto ricordo”. Parafrasando Gaston Bachelard, Sangiovanni, scrive: “sono illustrazioni di una fantasticheria”. Segni ripetitivi, archiviati, ripercorrono i supporti pittorici pieni di segnali come onde energetiche che sembrano aspirare ad una liberazione catartica per farci riflettere sull’instabilità delle cose e la fluidità del mondo.
La prima meta delle sue escursioni era proprio Rione Terra dove osservava la grossa mole di pietra i cui profili erano appena visibili nel chiarore dell’alba dove scorgeva fantasmi familiari. La coordinazione compositiva delle singole parti della realtà diventa l’insieme nella sua rappresentazione geometrico-figurale. Una pittura caparbiamente figurativa che riconosce le proprie radici nell’Espressionismo tedesco e in quello d’oltreoceano con richiami alle prime opere di Jackson Pollock e alle ultime del miglior Willem De Kooning.
I paesaggi di Sangiovanni, portando echi di un primitivismo essenziale ricco di valori, intendono anche sottolineare problematiche sociali e naturali per lottare contro l’ansia che la nostra società dei consumi ci impone per riuscire a scrollarsi di dosso l’angoscia di essere uomo in una società post-industriale che continua ad imporre rapporti falsi e mediocri.