Sono oltre 20.000 i cittadini che in meno di due mesi hanno sottoscritto la petizione “Salviamo gli Olivi del Salento” per chiedere alle Istituzioni preposte di accertare con evidenze scientifiche, al momento assenti, le cause del complesso del disseccamento rapido degli olivi (Co.Di.Ro.) che ha colpito il Salento e di fermare il Piano Silletti le cui misure, se attuate, potrebbero distruggere l’eco-sistema di un’intera regione e avere conseguenze economiche incommensurabili.
Il parere scientifico pubblicato dall’EFSA lo scorso 17 aprile evidenzia l’urgenza di approfondire la ricerca per colmare le attuali lacune nella conoscenza della sindrome del Co.Di.Ro. e capire il contributo dei diversi agenti sospettati di essere coinvolti nella sindrome (Zeuzera Pyrina, funghi tracheomicotici, Xylella Fastidiosa, insetti vettori).
Inoltre, la stessa Autorità Europea e alcuni scienziati, tra cui il prof. Pietro Perrino del CNR di Bari, ritengono che il ceppo di Xylella fastidiosa presente in Puglia (Xylella fastidiosa subspecie Pauca ceppo CoDiRo) non è quello cui fa riferimento la direttiva europea pertinente, che si basa sulle norme EPPO.
Le norme EPPO (European Mediterranean Plant Protection Organization) sono basate su test realizzati solo su vigne e agrumi e pertanto la patogenicità di questo specifico batterio sull’ulivo non è per nulla scontata né dimostrata, come conferma uno studio scientifico realizzato in California nel 2014.
Attraverso questa petizione, si chiede altresì che queste informazioni siano prese in considerazione e che le buone pratiche agricole, che hanno già permesso di salvare qualche migliaio di alberi, vengano considerate una valida alternativa per contenere la sindrome.
“Salviamo gli Olivi” è divenuto un grido di aiuto da parte di migliaia di cittadini che, da tutta Italia, si stanno mobilitando in difesa di un paesaggio unico, di una storia millenaria e della salute di una popolazione, quella salentina, già martoriata dall’inquinamento ambientale, causa principale dell’aumento vertiginoso di neoplasie negli ultimi 24 anni.
Un grido che non può rimanere inascoltato.
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