Girando per il web non è difficile trovare il testo, o anche l’audio, dell’ultimo discorso del presidente cileno Salvador Allende. Quello pronunciato l’11 settembre 1973 poche ore prima di morire nell’assalto al Palacio de la Moneda di Santiago. Un commiato sentito come doveroso che è al tempo stesso un testamento morale per il suo popolo e una sentenza per i suoi nemici. Le sue parole struggenti, intrise di forza e di determinazione, dopo 47 anni mettono ancora i brividi rivelando la statura morale di un vero leader.
L’ultimo discorso di Salvador Allende
Sono le 9.10 quando Radio Magallanes trasmette il discorso di Allende dal Palacio de la Moneda di Santiago. Sono gli ultimi segnali inviati dall’emittente dopo che Radio Portales e Radio Corporacion sono già state bombardate. Allende sa quello che sta per accadergli e parla alla sua gente con lo spirito di sempre. Parla ai giovani, quelli che grazie alle sue politiche avevano avuto accesso all’università, ai contadini ai quali aveva dato la terra abolendo il latifondo, agli operai che si erano visti riconoscere il salario minimo. Le sue, dice, sono parole non di amarezza ma di disinganno che vogliono essere “un castigo morale per coloro che hanno tradito il giuramento“. Coloro (Augusto Pinochet e i suoi soldati) che in accordo con l’America di Nixon stanno prendendo il potere per sbarrare la “via cilena al socialismo”.
L’uomo temuto dagli USA
Gli Stati Uniti, infatti, non vedevano di buon occhio il presidente cileno amico di Fidel Castro e che aveva aperto a relazioni diplomatiche con il presidente argentino Campora e poi con Peron. Avevano tentato in tutti i modi di impedire la sua salita al potere e, quando il piano saltò, incoraggiarono le truppe militari, attraverso gli agenti della CIA, a organizzare un golpe. Nixon era terrorizzato dall’idea di un avamposto comunista nell’America Latina o, forse, lo era più per gli interessi economici che aveva nel Paese e che il vasto programma di nazionalizzazioni aveva danneggiato.
“In questo momento conclusivo, l’ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio che traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero, l’imperialismo, uniti alla reazione, crearono il clima affinché le Forze Armate rompessero la tradizione“.
Cosa accadde dopo il discorso
Subito dopo che il Cile ascoltò quelle accorate parole di commiato le truppe del generale Pinochet assalirono il Palazzo presidenziale circondandolo a bombardandolo con dei caccia Hawker Hunter. La guardia personale del presidente, della quale faceva parte anche Luis Sepulveda, lottò coraggiosamente fino alla fine ma non riuscì a evitare il peggio. Il presidente Allende, che era rimasto a difendere il palazzo a ogni costo, morì (le fonti ufficiali parlano di suicidio) mentre i suoi fedelissimi furono catturati e torturati atrocemente. Il colpo di Stato del Cile e la conseguente salita al potere di Pinochet segnò solo l’inizio dell’instaurazione di regimi dittatoriali in America Latina necessari a contrastare la nascita di governi d’impronta socialista. Eppure, dice Allende “il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato completamente… i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza.“