Odissea quasi finita, ormai. Il passaggio in zona bianca di Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Toscana, Sicilia e provincia autonoma di Bolzano in data 21 giugno segna il punto di svolta anche per la riapertura delle sale da gioco terrestri. Imminente anche lo switch della Valle d’Aosta. Adesso i player di tutta Italia avranno di nuovo un’alternativa concreta per giocare: non solo siti specializzati sul mondo dei casinò online ma anche nella vita reale.
I siti specializzati sul mondo dei casinò e anche delle scommesse sportive escono rafforzati dopo oltre 330 giorni di pandemia mentre le sale gioco terrestri hanno l’arduo compito di recuperare terreno in termini di margini e volumi del giocato, totalmente azzerato con le chiusure fisiche dei punti scommessa. Più in particolare, i dati rilevati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, elaborati da Agimeg, mostrano una poderosa ascesa del gambling online pari al 46,4% rispetto al 2019 per un totale di 1,2 miliardi. I primi dieci mesi del 2020 avevano già evidenziato il trend emergente, infatti già ad ottobre si registrava +57,5% di spesa sui casinò online, l’equivalente di 103,6 milioni di euro mentre il poker online balzava a +34,5% con cifre attorno ai 7,8 milioni di euro. Ma se il digitale esplode e l’e-commerce ha vinto, il reale mostra numerose cicatrici dopo i vari lockdown differiti nei quindici mesi che hanno costellato il quotidiano del nostro Paese. Ancora una volta Agimeg e il Libro Blu dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli fotografano lo scenario presente e futuro delle sale giochi terrestri per quanto concerne aperture e mancate riaperture. Il 10% delle sale italiane non ha più riaperto. A rischio oltre 200 sale giochi e scommesse in Sicilia, 170 in Lombardia, 135 nel Lazio e 225 in Campania ma la situazione è delicata anche nel resto del paese. Dal punto di vista degli operatori di gioco, oltre 120.000 lavoratori sono stati assistiti da ammortizzatori sociali nel 2020 ma nel 2021 sono a rischio oltre 50.000 posti di lavoro nel comparto.
Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, si mostra fiducioso ma pronostica una vera ripartenza del settore solo dopo l’estate mentre il decreto Riaperture abilita alla ripartenza anche le sale scommesse e bingo che si troveranno in futuro in zona gialla, a partire dal 1 luglio prossimo. Intanto le sale da gioco reali tra cui sale slot/vlt, scommesse e bingo trascinano situazioni economiche e debitorie piuttosto pesanti. Riprendere un’attività minimamente redditizia potrebbe essere impossibile o richiedere troppo tempo a causa di protocolli vari e per via del ritorno concreto degli utenti nelle sale gioco terrestri che resta attualmente un’incognita. Rigide le linee guida per il contenimento del contagio che gli operatori terrestri sono tenuti a rispettare e far rispettare all’interno dei punti scommessa, con multe che variano da 400 a 1.000 euro e da 5 a 30 giorni di chiusura dell’esercizio in caso di violazioni. Qualcuno commenta che le misure di contenimento potevano essere tranquillamente applicate anche alle sale gioco terrestri in tempi di epidemia così com’è stato per ristoranti, bar, parrucchieri e centri estetici in cui il contatto tra le persone era, ed è, addirittura più marcato ed evidente. In tutto questo, le sale gioco terrestri si trovano nella scomoda posizione di dover competere con un altro comparto in enorme crescita che, assieme al digitale, erode entrate e profitti nel lungo termine. Parliamo del gioco illegale, cresciuto enormemente nei mesi di quarantena, con un incremento 18 miliardi nel 2020 rispetto ai 12 miliardi del 2019 secondo i dati rilevati da AGIMEG. Si tratta di un incremento del 50% che include riemersione delle scommesse offshore e bische clandestine. Numeri destinati addirittura ad aumentare.
ll comparto del gioco in Italia genera circa l’1% del PIL con 80 mila punti scommessa sparsi sul territorio nazionale e 3.200 imprese ferme parzialmente, e in maniera differita, negli ultimi nove mesi. L’epilogo di un settore in ginocchio sembra palesarsi all’orizzonte ma il tempo dei bilanci reali è rimandato ai prossimi mesi, ammesso che non siano necessarie nuove chiusure e misure di contenimento.