Se il fenomeno shopping non fa testo, sicuramente quello on line sì. Considerate che esistono migliaia di siti che permettono di acquistare capi, talvolta in promozione, in modo completamente anonimo. Se girare per negozi è un momento di aggregazione e favorisce i rapporti fra le amiche in cerca del capo in promozione, guardare le vetrine on line rappresenta il fenomeno opposto. E’ isolante e soprattutto, troppe volte crea disagi, non solo finanziari ma, soprattutto, interpersonali.
Come riporta Psychology Today, le discussioni per soldi e spese, sono le prime avvisaglie che spesso portano a problemi di coppia e non di rado alla separazione. Non volendo esasperare il fenomeno, sicuramente, chi acquista in internet è più disinibito, lo fa in modo anonimo e autonomo, cosa che favorisce gli acquisti pazzi specie se accompagnati da spedizioni gratuite o promozioni varie. Fattore che a lungo andare può creare dipendenza.
Pare che il gentil sesso abbia più probabilità di entrare nel tunnel dello shopping on line, che sembrerebbe difficile da dribblare, basta aprire un semplice social network e pop up di siti di acquisti on line si apriranno dinanzi a voi. Un castello di marzapane, un mondo di meraviglie che attende solo l’Alice di turno. La maggior percentuale di probabilità di diventare dipendenti da shopping on line è assegnata alle donne, sette compratori su dieci sono iscritti a siti come Groupon o Amazon ( a volerne citare i più famosi). Dall’iscrizione ne consegue la ricezione di una newsletter che vi terrà aggiornate costantemente sulle novità, spingendo, laddove non vi fosse la necessità, a visitare il sito, anche solo per curiosità e, una volta lì, i giochi sono fatti. I prodotti preferiti sono viaggi (Groupon la fa da padrone), abbigliamento e prodotti per il miglioramento dell’immagine.
Una delle pochissime ricerche condotte in materia, “Il comportamento del consumatore online: un’analisi statistica dello shopping compulsivo nell’e-commerce” (2012) ha riportato dati molto interessanti guidando un singolare quanto efficace esperimento.
L’autrice, Angela Ojetti, ha sottoposto a 221 studenti della Facoltà di Economia della Luiss un questionario sullo shopping. La fascia d’età media era composta da studenti di circa 21 anni, i quali non avevano mai manifestato problemi di dipendenza da shopping eppure, l’11%, stando all’esperimento, se risultava affetto, con picchi di 14% per lo shopping on line. Un dato strabiliante, considerando che l’Italia è ormai da anni sotto la tirannia della crisi economica.
Un fenomeno approdato in Italia negli ultimi anni, secondo uno studio della società Harris Interactive del 2007 il 55% delle donne fra i 45 e i 54 anni possono sviluppare la dipendenza “dell’acquisto in line”.
Non sono rari i casi estremi: secondo il Daily News a Malibu l’attrice Lindsay Lohan avrebbe speso 5mila dollari al giorno in vestiti. La giornalista Shannon Bradley-Colleary, invece, per uscire dalla dipendenza, ha stabilito di non fare più acquisti se non avrà indossato tutti i 71 abiti del suo guardaroba. Ogni giorno, Shannon pubblica una foto con un outfit diverso per dimostrare pubblicamente la sua buona fede.
Casi estremi a parte, il problema esiste e come capita per altri disturbi del comportamento, chi ne soffre ne è inconsapevole. La dipendenza è catalogata nella categoria dei comportamenti ossessivo-compulsivi come il gioco d’azzardo o la cleptomania e viene trattata come tale ai fini della terapia di recupero.
Alla base dei disturbo, la depressione, ciò che invoglia all’acquisto è il senso di sollievo derivante dallo stesso che alimenta l’autostima che in quel momento il soggetto non ha di sé stesso.
Chiaramente l’acquisto è favorito e incoraggiato dal fatto che è autonomo, non soggetto ad alcun giudizio e, soprattutto, facilitato: basta un click. Per chi è depresso e ha voglia di starsene da solo, internet appare l’unica compagnia specie se porta soddisfazioni o, meglio ancora, qualcosa da toccare con mano. Al bottino, infatti, spesso si attribuiscono significati simbolici: l’abito che snellisce o la crema che rende il viso più giovane, da qui il desiderio di acquistare qualche altro oggetto che possa miracolosamente migliorarci.
Un buon 80% di donne fra i 35 e i 40 oggi ne soffre inconsapevolmente, le manifestazioni, tuttavia, iniziano in età adolescenziale. Come ci si rende conto? Se si preferisce comprare da solo per evitare distrazioni, se si acquistano più cose di quante ne fossero state preventivate, se si nasconde ciò che si è acquistato, allora fanno capolino i primi campanelli d’allarme. Onde evitare incresciosi inconvenienti e riprendere in pugno la situazione, sarebbe bene stabilire un budget iniziale o chiedersi se realmente quell’oggetto sia indispensabile. Se nemmeno alcuni accorgimenti del genere funzionano allora è sicuramente il caso di rivolgere l’attenzione ad un professionista. In questi casi il disturbo viene curato attraverso la psicoterapia, talvolta anche di gruppo, il primo passo è chiaramente prendere coscienza dell’anomalia comportamentale.
Abbiamo sentito P., una donna di 41 anni, che molto gentilmente ci ha raccontato la sua esperienza, fortunatamente conclusa bene.
L’attenzione di P. era rivolta per lo più ad oggetti di tecnologia. “In poco tempo ho acquistato diversi telefonini e tablet con annessi accessori, ritenevo che avessero un prezzo scontatissimo. Nonostante questo, però, certi oggetti comunque costano un bel po’. Mi sono resa conto che non ne necessitavo, li tenevo ancora imballati per cui all’ultimo acquisto e all’ultima litigata ho messo via la carta di credito, come se non l’avessi mai richiesta alla banca. E’ importante sapersi dare un limite e soprattutto se lo si supera tornare sui propri passi. Ci cono cose più importanti a cui dare attenzione. La mia è stata più che una dipendenza, un momento, in cui mi sentivo attratta da questi cosi (mostrando lo smartphone) ma se devo dirti che mi metto su internet a cercare l’acquisto del secolo no, preferisco uscire con le mie amiche a fare una passeggiata in qualche outlet se voglio fare shopping c’è sicuramente più gusto“.