Salario medio: pretesa assurda o diritto negato? Corrispondere il giusto compenso ai lavoratori è una pratica impossibile per le aziende così oberate dagli adempimenti fiscali o la condizione minima per cui accettare o meno un’offerta di lavoro? Le domande sorgono dopo che per tutta la stagione estiva, che per molti settori fa rima con lavoro stagionale, diversi imprenditori hanno lamentato la mancanza di forza lavoro. A dire il vero questo è solo uno dei motivi del mancato incontro tra giovani (e meno giovani) in cerca di lavoro e aziende in cerca di personale. Le competenze richieste sono in continua evoluzione e la formazione non sempre riesce a mantenere il passo. Con Angelo Bilotta, amministratore delegato e fondatore di Just Work, azienda specializzata in human research, abbiamo parlato di come sta cambiando il mercato del lavoro e quali sono le sfide che bisogna raccogliere.
Angelo Bilotta, come si è venuto a creare il blackout per il quale domanda e offerta di lavoro non riescono a incontrarsi?
Penso che, in Italia, sia un problema dovuto agli stipendi, spesso troppo bassi. I lavoratori che incrociamo nel nostro lavoro quotidiano evidenziano quello che, in realtà, vediamo tutti ad occhio nudo. Spesso la paga offerta è più bassa di quanto invece lo Stato eroga sotto forma di aiuto. Credo, però, che una soluzione sia possibile. La leva da muovere è quella dei contributi. Se si esercitano politiche volte, almeno a tempo, ad azzerare o quasi, quella voce così importante in una busta paga, il netto, che, in quel caso, arriverebbe al lavoratore, sarebbe decisamente più congrua. E, come ad effetto domino, determinerebbe una domanda di lavoro di certo più in linea con l’offerta.
Le agenzie del lavoro hanno fatto il loro tempo?
Direi proprio di no. A causa dei problemi che abbiamo qui evidenziato, oggi vi è una forte richiesta di manodopera che, come detto, non è facile reperire. Per di più, questi momenti così complessi portano le aziende ad assumere personale in modo flessibile per non ingessare i loro costi diretti. Per questo motivo, allora, le agenzie sono in forte crescita e vengono utilizzate sempre di più. Da recenti statistiche e analisi, è emerso che, ogni giorno, ben 500mila persone lavorano con la nostra intermediazione. Sono numeri davvero molto importanti.
Quali sono le esigenze del mercato oggi?
Se dovessi scegliere una sola parola, sarebbe sicuramente “flessibilità”. Negli ultimi due anni i costi legati ai dipendenti sono stati la preoccupazione maggiore per gli imprenditori, che oggi preferiscono rinunciare a commesse di breve durata, anche se molto remunerative, per il timore di assumere nuovo personale e rimanere congelati in caso di difficoltà. Bisogna, insomma, partire dal presupposto che l’economia varia, di conseguenza non si può pensare ad un mondo del lavoro rigido. Per questo, lo ribadisco, il ruolo delle agenzie è fondamentale, in quanto garantisce alle imprese proprio quella flessibilità che è necessaria per poter restare sul mercato.
In che modo opera Just Work nel mondo del lavoro?
Just work è una soluzione del tutto innovativa. Con la sua attività, infatti, riesce, essendo un broker delle agenzie per il lavoro, e avendo 12 partner, ad essere molto più veloce e snella nelle ricerche di personale, utilizzando in contemporanea i 12 database e le 12 diverse forme di recruiting in contemporanea di tutte le agenzie. Non è tutto: il nostro lavoro in somministrazione risulta essere molto più competitivo, perché crea competizione tra gli stessi partner e dunque offre al cliente un miglior prezzo di mark up. Con un risparmio di sicuro interesse.
In copertina foto di Ronald Carreño da Pixabay