Russia, gas e Italia: un trinomio che da mesi tormenta la mente di tutti. I gasdotti russi stanno tagliando la quantità di gas che distribuisce ai paesi europei. La Germania ha subito un taglio del 40% mentre (al momento) l’Italia un 15%. Cosa succederà, adesso?
Russia, gas e Italia: i tagli
Dopo i primi blocchi del gas verso Polonia ed Ungheria, continua la graduale riduzione di forniture di gas all’Europa da parte della Russia. Infatti, al taglio del 40 per cento alla Germania avvenuto mercoledì 15 giugno si è aggiunto quello del 15% all’Italia di giovedì 16.
Inoltre Eni, ha comunicato che la russa Gazprom darà solamente metà del gas richiesto. La quantità effettiva che verrà consegnata è invariata rispetto a giovedì, ma dei 63 milioni di metri cubi richiesti ne arriveranno solamente poco più di 30. Un dato non certo rassicurante per tutti.
Da pre-allarme ad allarme?
Se il taglio della fornitura di gas dalla Russia continuerà, dalla prossima settimana il ministero della Transizione ecologica potrebbe alzare il livello di crisi del sistema gasiero nazionale, da preallarme ad allarme. È un gradino di maggiore attenzione ma non ci sarebbero misure eccezionali, come tagli di forniture alle centrali elettriche e alle industrie, utilizzo degli stoccaggi, soglie di temperatura per le caldaie (non d’estate, naturalmente). Queste misure scatterebbero solo se fosse dichiarato lo stato di emergenza, che però non è in vista.
Le conseguenze dei tagli sui mercati
La conseguenza più forte di questi tagli è stata, ovviamente, sui prezzi del gas naturale. Sul mercato olandese, che in Europa possiamo considerarlo come il vero punto ed unico di riferimento sul prezzo del gas. Se prendiamo in considerazione, infatti, tutti i contratti relativi al mese di luglio, possiamo notare come questi abbiano subito un rialzo del 7,75%.
Nuovi orizzonti?
Ecco, quindi, che appare nelle nostre menti una riflessione abbastanza logica: c’è bisogno di trovare nuovi orizzonti. Staccarsi completamente dal gas russo e trovare nuove strade. Quali sono, però, al momento le opzioni disponibili? Dobbiamo tenere conto che, secondo le parole del Ministro per la Transizione Ecologica Cingolani, la fine di questa “dipendenza” dal gas russo non potrà completarsi prima di tre anni. Però, alcune soluzioni possono essere prese:
- Nuovi contatti con fornitori esteri: non è un mistero che in questi ultimi mesi sono state “parecchie” le missioni all’estero da parte del ministro Di Maio verso quei paesi che possono assicurare nuove risorse di gas al nostro Paese.
- Nuovi rigassificatori, questa è una stata una “vittoria” del presidente Draghi durante l’ultimo Consiglio europeo di Bruxelles. I rigassificatori sono impianti che consentono di riportare un fluido, che normalmente in natura si presenta sotto forma di gas, dallo stato fisico liquido a quello aeriforme. Attualmente, l’Italia ne possiede tre ma preso potrà averne altri dure