Il presidente russo Vladimir Putin potrà restare in carica fino al 2036. Lo ha stabilito l’ultimo referendum nazionale appena conclusosi. Una votazione svoltasi in epidemia ancora in corso con metodi discutibili. Mentre il mondo intero si preoccupa per questa enorme deriva della democrazia in Russia, lo “zar Vladimir” si appresta a portare avanti il suo regno. La ricandidatura 2020 a presidente della Russia di Putin, infatti, è solo uno degli aspetti che preoccupa gli osservatori internazionali.
La ricandidatura di Putin della Russia del 2020
Una Russia non ancora uscita dal tunnel della pandemia (a inizio luglio sono stati registrati più di 6.000 nuovi casi e quasi 180 decessi per Coronavirus in un giorno) si è recata alle urne per votare il referendum costituzionale che doveva svolgersi lo scorso 22 aprile. Tra i punti salienti l’adeguamento del salario minimo ai livelli di sussistenza, l’aumento regolare delle pensioni, la nomina presidenziale in consultazione con il Consiglio di Federazione dei vertici delle forze dell’ordine, il divieto di matrimoni tra gay. La ciliegina sulla torta, però, è quell’aggettivo “consecutivi” riferito ai mandati presidenziali che avrà un valore retroattivo. In questo modo il presidente Putin si è assicurato il potere fino al 2036 senza dover ricorrere a stratagemmi come accadde con l’elezione di Medvedev.
La Russia nello scacchiere internazionale
La Russia è sempre stata tacciata di isolazionismo. Gli zar più illuminati che si sono succeduti hanno cercato di “accorciare le distanze” con il resto d’Europa. Pietro il Grande, iniziò nel 1703 la costruzione di una nuova città, San Pietroburgo, ispirandosi a Venezia e ingaggiando architetti italiani, Caterina II, alla fine dello stesso secolo, riformò il sistema giudiziario ispirandosi agli scritti di Cesare Beccaria e Montesquieu, nel 1806 Alessandro II abolì la schiavitù. Quegli stessi zar illuminati che mossero guerra all’Impero Ottomano, alla Svezia, per proteggere o addirittura allargare i propri confini. Forte e moderna: questa è l’immagine che gli zar hanno voluto dare alla loro Russia.
Lo zar degli anni 2000
Forte e moderna è anche la Russia che il presidente Putin vorrebbe presentare al mondo. Un Paese con le sue città principali modernizzate e passate a lucido, che lo sostiene nel suo ruolo di leader e pronto a far sentire la sua voce nelle questioni internazionali. La Russia, però, è anche il Paese della repressione cecena, del braccio di ferro con l’Ucraina, di numerosi dissidenti, del disastro ambientale in Siberia.
Nell’era dei social network, dei cambiamenti climatici e della sensibilizzazione contro le violazioni dei diritti umani un Paese che indice un referendum costituzionale, per il quale Putin è accusato di broglio dalle opposizioni, che abdica alle più elementari regole della democrazia e vieta i matrimoni gay può dirsi evoluto?