Il disagio non riguarda solo l’interessato, ma anche chi gli dorme accanto, che tenta inutilmente in vari modi di interrompere quel fastidioso rumore. A causare il russamento è un’apnea ostruttiva del sonno (Osa), un problema di salute che riguarda il 24% degli uomini e il 9% delle donne, utilizzando come criterio il cosiddetto indice di apnea-ipopnea (Ahi) maggiore o uguale a 5. “Nella popolazione adulta un Ahi di almeno 5, associato a eccessiva sonnolenza diurna, è presente nel 3-7% degli uomini e nel 2-5% delle donne, con una maggiore frequenza della forma lieve e un andamento decrescente delle forme a gravità crescente”, spiega Giuseppe Insalaco dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare A.Monroy (Ibim) del Cnr di Palermo. “L’Osa è una condizione caratterizzata da episodi ripetuti di ostruzione delle vie aeree superiori durante il sonno, associati alla riduzione dell’ossigeno, a disturbi del sonno e a russamento intenso”, spiega ancora Insalaco. “È una patologia sottovalutata che, se trascurata, favorisce l’insorgenza di obesità e malattie metaboliche come il diabete di tipo 2, ha riflessi negativi sull’apparato cardiocircolatorio con conseguenze quali l’ipertensione arteriosa, la fibrillazione atriale, l’insufficienza cardiaca cronica, l’aterosclerosi, la coronaropatia, l’ictus”.
L’uomo detiene il primato anche nella sonnolenza diurna, poiché le donne, almeno fino alla menopausa, hanno meno probabilità di sviluppare la malattia, rispetto agli uomini anche in età post-menopausale. “L’apnea ostruttiva del sonno comporta il rischio di incorrere in un incidente automobilistico 2,4 volte maggiore rispetto alla popolazione generale”, sottolinea il ricercatore. È stato infatti dimostrato che nei pazienti con Osa si riscontra un aumento dei tempi di reazione, con conseguente maggiore pericolo di impatto contro un ostacolo. “Inoltre, possono evidenziarsi deficit a carico dell’attenzione, della memoria verbale e dell’abilità visiva e costruttiva e deficit delle funzioni esecutive”, afferma il ricercatore dell’Ibim-Cnr. “Nelle donne anziane con un normale profilo cognitivo è stato dimostrato come l’Osa aumenti il rischio di un deterioramento cognitivo lieve e di demenza. Questi deficit cognitivi si accompagnano anche a modificazioni strutturali della sostanza grigia cerebrale”.
Le differenze di genere nei disturbi respiratori del sonno sono dovuti a molteplici fattori, tra i quali la diversità tra uomini e donne dell’anatomia delle alte vie aeree coinvolte nell’insorgere della malattia: la faringe degli uomini è più lunga e con una sezione trasversale più ampia rispetto a quella femminile, ma, nonostante questo, i maschi hanno una maggiore tendenza al collasso delle alte vie aeree. “Una probabile spiegazione è che le donne presentano una maggiore attività del muscolo genioglosso (muscolo della lingua) e del dilatatore della faringe durante il sonno, risultando così meno inclini al collasso delle vie aeree rispetto agli uomini con Osa”, aggiunge Insalaco. “Una differenza è presente poi nella distribuzione del grasso tra i due generi: il tessuto adiposo nelle donne predilige fianchi e glutei, negli uomini si concentra in prevalenza nell’addome, situazione che sembra predisporre maggiormente alle apnee”.
Infine, le donne hanno minori probabilità di sviluppare disturbi respiratori nel sonno anche per l’effetto protettivo degli estrogeni, il cui ruolo viene meno con la menopausa; al contrario, il testosterone aumenta la collassabilità delle vie aeree superiori, portando a una soglia apnoica ridotta e contribuendo alle differenze di genere nei pazienti con Osa.