Non inquina, è capace di resistere alle condizioni climatiche più impervie, è completamente autosufficiente in fatto di acqua, energia elettrica e sistema fognario. E’ Moon, la casa progettata per la Luna che sorgerà a Dubai grazie al team dell’Università degli studi Roma Tre in gara al Solar Decathlon. In programma questa volta negli Emirati Arabi ad ottobre 2020 in contemporanea con l’Expo, il Solar Decathlon è una competizione nella quale università di tutto il mondo si sfidano nella progettazione e costruzione della casa del futuro.
Un progetto, quello di Roma Tre, che sicuramente darà del filo da torcere anche in questa edizione ai concorrenti a scorrere il palmarès dell’Ateneo capitolino: nel 2012 si è aggiudicato il terzo posto a Madrid, nel 2014 l’oro a Versailles strappando un primato raggiunto da sole altre due o tre università nel mondo, ovvero due podi in due edizioni europee ed in questa edizione è unico ateneo italiano in gara.
“Abbiamo accettato di nuovo la sfida e rappresenteremo la ricerca e l’innovazione italiana all’Expo di Dubai. Questa volta, vogliamo la Luna“, ha dichiarato la coordinatrice del progetto Chiara Tonelli unico ateneo italiano in gara.
Il nuovo progetto infatti si chiama MOON, proprio come il satellite che influenza le maree e il clima e che ha sempre rappresentato per l’uomo il sogno verso l’irraggiungibile, l’aspirazione verso il futuro.
Un nome evocativo, quello scelto per il progetto di Roma Tre, che allude anche al tema “connectingworlds”, ovvero al viaggio che il team ha intrapreso e che porterà a Dubai professori, ricercatori e studenti dell’università a novembre 2020, quando la casa verrà costruita nel Solar Hai, il villaggio solare dell’Expo.
“Si tratta di una casa pensata per un clima ostile, caldo e umidissimo, come quello di Dubai, che vediamo come un mondo nuovo da esplorare e comprendere. Ci piace pensarci – continua Chiara Tonelli – come degli astronauti in partenza per un nuovo pianeta, un luogo dove immaginare nuovi quartieri in chiave sostenibile e a misura d’uomo, grazie alle più avanzate tecnologie”.
Il prototipo in gara sarà una delle cellule abitative del più ampio insediamento urbano concepito e conterrà tutte le sinergie e le innovazioni principali del progetto. Il concept urbano valorizza le risorse locali, ottimizzando le strategie energetiche passive ed attive, densificando e incentivando la mobilità sostenibile e condivisa, come strumenti di riduzione delle emissioni nocive e attivatori di sostenibilità. Il quartiere MOON è ad energia solare, è off-grid (scollegato dalla rete) energetico, idrico, fognario ed è insediabile anche in contesti non urbanizzati, incentivando reti urbane e integrazione sociale con l’insediamento di due utenze prevalenti: temporary users e middle class local users.
Il progetto è ad energia solare e prevede da un lato l’utilizzo di un sistema fotovoltaico bianco – così da integrarsi bene ai diversi contesti urbani preesistenti – per alimentare gli edifici e i veicoli elettrici in sharingnel quartiere. L’involucro esterno della casa, agendo da facciata ventilata, è realizzato con un materiale riflettente e bianco, in grado di proteggere l’interno dall’imponete escursione termica e di purificare l’aria circostante attraverso un processo di fotocatalisi.
Il sistema delle acque è a ciclo chiuso e, grazie a advanced oxidation processes, è in grado di sterilizzarecompletamente le acque reflue per essere riutilizzate come potabili, proprio come nelle navicelle spaziali.
Il team ha poco più di un anno per progettare, testare e trasportare il prototipo sul campo di gara che sarà, non solo uno spazio di confronto e competizione con gli altri team, ma soprattutto un terreno di ricerca per testare l’efficienza della casa e ipotizzarne la diffusione in nuovi quartieri adatti ai climi estremi e a impatto zero.