” Il campo dell’intellettale è per definizione la coscienza. Un intellettuale che non comprenda cosa sta accadendo nel proprio tempo e paese è una contraddizione vivente e quello che capisce e non agisce avrà un posto nell’antologia del pianto, non nella storia viva della sua terra.” Rodolfo Walsh
Quarant’uno anni fa scompariva nell’orribile abisso della dittatura argentina l’intellettuale, scrittore e giornalista militante Rodolfo Walsh, uno dei 30.000 desaparecidos che impoverirono il paese delle energie intellettuali e politiche più brillanti dell’epoca.
La dittatura instaurata il 24 marzo 1976, da una giunta militare guidata dai comandanti dell’Esercito Jorge Videla, della Marina Eduardo Massera e dell’Aeronautica Orlando Agosti depose la presidente dell’Argentina, Isabelita Perón e prese con estrema violenza le leve del potere. Aveva inizio così una delle pagine più tragiche della storia di questo Paese che ebbe fine solo nell’ottobre del 1983, con il ritorno alla democrazia e l’elezione di Raúl Alfonsín come Presidente della Nazione.
Furono anni terribili nei quali, quasi sempre di notte, una Ford Falco verde, in dotazione alla polizia, si fermava davanti alla casa della vittima designata o sul luogo di lavoro e di studio, spesso anche per strada, la prelevava alla forza e la conduceva in uno dei tanti centri di detenzione clandestina che le forze armate avevano allestito per torturare e uccidere i dissidenti. Tra questi tristemente famosi divennero il Campo de Mayo e la ESMA (Escuela de Mecanica de la Armada), entrambi a Buenos Aires. Qui gli arrestati venivano seviziati, quasi sempre con lapicana, tortura tramite scariche elettriche e infine imbarcati sui cosiddetti voli della morte dove in pieno oceano erano gettati a mare, molti ancora vivi. Tra questi desaparecidos vi erano tante donne in cinta i cui figli furono dati alle famiglie, compromesse col regime, che li richiedevano. Al recupero di questi figli e delle loro identità cancellate hanno dedicato la vita las madres e las abuelas di Plaza de Mayo (le madri e le nonne di Piazza di Maggio).
Rodolfo Jorge Walsh, nacque nel Pueblo Nuevo della Colonia de Choele-Choele, nella provincia argentina di Río Negro, il 9 gennaio del 1927. Cresciuto nel seno di una famiglia conservatrice di origine irlandese, studiò in collegi religiosi, l’ultimo dei quali, L’Istituto Fahy di Moreno, lasciò tracce molto profonde nella sua sensibilità. Ne sono esempio il suo libro Il ciclo degli Irlandesi. Per due anni frequentò la facoltà di Lettere dell’Università di La Plata che dovette abbandonare per trovare un lavoro con cui potersi mantenere.
Già a soli 17 anni, Walsh cominciò a lavorare nella Casa Editrice Hachette e ai 20 scrisse i suoi primi articoli e racconti che apparvero in diversi giornali e riviste di Buenos Aires e La Plata.
-Nel 1953 pubblicò il suo primo libro di racconti “Variaciones en rojo” (Variazioni in rosso) che si guadagnò il Premio municipale di Letteratura di Buenos Aires, composto da tre racconti di classico taglio poliziesco alla maniera anglossassone, ossia enigmi risolti da un detective, in questo caso un correttore di bozze che, attraverso inferenze intelligenti e dati e dettagli impercettibili ai più, arriba alla verità dei fatti.
-Nello stesso anno uscì “Diez cuentos policiales argentinos” (Dieci racconti polizieschi argentini), la prima antologia di autori nazionali scrittori del genere poliziesco
-Nel 1954 si editò “Antología del cuento extraño” (Antologia del racconto strano)
-Nel 1957 vide la luce il libro che lo consacrò come uno dei pionieri del romanzo testimoniale, “Operación al masacre” (Operazione al massacro), dove l’autore dopo mesi di ricerche accanite racconta i fatti inerenti al sollevamento militare che aveva rovesciato Perón a metà del 1956. È un libro che ha fatto storia, racconta l’uccisione di un gruppo di civili innocenti perpetrata dalla prima giunta militare golpista in Argentina, un efferato episodio di violenza che sarebbe passato sotto silenzio se Walsh non vi si fosse imbattuto casualmente, un libro di denuncia che, pur restando un’insuperata lezione di giornalismo d’inchiesta, si legge come un romanzo.
Da questo momento comincerà per Walsh la lotta senza quartiere al terrorismo di Stato e la sua militanza politica nelle organizzazioni guerrigliere FAP (Forze armate peroniste) e Montoneros.
A Cuba nel 1959 fondò l’agenzia di stampa Prensa Latina con Jorge Masetti e Gabriel García Márquez. Nel 1961, decifrando un cablogramma della CIA, rivelò al mondo il coinvolgimento nordamericano nell’invasione della Baia dei Porci.
Nel 1976 diede vita all’agenzia giornalistica ANCLA (Agencia de Noticias Clandestina ), un capolavoro di giornalismo controcorrente che non cedette mai nella sua denuncia al potere.
La sua scrittura sempre più rigorosa e critica si allontanò man mano dalla narrazione letteraria per immergersi totalmente nella denuncia e analisi socio politica delle condizioni del suo Paese, facendo di lui uno dei giornalisti più importanti del Novecento, di quelli che per la loro etica e il loro coraggio, non piacciono al potere.
A lui dobbiamo quella Carta abierta de un escritor a la Junta Militar (Carta aperta di uno scrittore alla Giunta militare”), che è un potente atto d’accusa contro i golpisti, dove analizza con lucidità e determinazione le nefandezze del primo anno di dittatura militare.
Il 24 marzo del 1977 Walsh inviò per posta alle redazioni dei quotidiani argentini e a corrispondenti stranieri il testo della lettera, dove denuncia il piano, chiamato Processo di Riorganizzazione Nazionale, che settori dominanti della società avevano preparato da tempo per dare inizio a quella dittatura; è tra i primi a portare alla luce le trame della Triple A, l’organizzazione segreta di sterminio del dissenso creata dal ministro dell’Interno López Rega durante il preludio al colpo di Stato di Videla, negli anni della finta e sanguinosa democrazia portegna.
Il giorno dopo, mentre camminava per strada, all’incrocio delle vie Humberto primo e Entre Ríos, fu intercettato da un gruppo di militari della ESMA (Scuola Meccanica dell’Armata), il cui obiettivo era catturarlo vivo. Walsh si difese con la pistola che sempre portava con sé. Ferì uno dei suoi aggressori ma ricevette una raffica di mitragliatrice che lo lasciò moribondo. Il gruppo militare se lo portò via e niente si seppe più del suo corpo.
Nel maggio del 2011, il Tribunale federale ha condannato da 18 a 25 anni quindici dei diciotto imputati del caso ESMA, che tra gli altri crimini si macchiarono dell’assassinio di Rodolfo Walsh.
Lasciamo che alcune frasi della sua Lettera, di cui consigliamo la lettura intera, e che Gabriel García Márquez definì come “un’opera maestra del giornalismo universale”, ci mostrino la statura intellettuale e morale di questo scrittore e giornalista militante, eroico testimone del suo tempo.
“ La censura della stampa, la persecuzione degli intellettuali, la demolizione della mia casa al Tigre, l’omicidio di amici cari e la perdita di una figlia che è morta mentre vi combatteva sono alcuni dei fatti che mi costringono a questa forma di espressione clandestina dopo che per quasi trent’anni mi sono pronunciato liberamente come scrittore e giornalista.
Il primo anniversario di questa Giunta militare è stata l’occasione per fare un bilancio della condotta del governo nei documenti e discorsi ufficiali in cui, quelli che voi chiamate risultati sono errori, quelli che riconoscete come errori sono crimini e ciò che tenete nascosto sono calamità. […]
Quindicimila dispersi, diecimila prigionieri, quattromila morti, decine di migliaia di esuli sono le cifre reali di questo terrore.
Dopo aver riempito le carceri ordinarie, avete creato nelle principali circoscrizioni militari del paese luoghi che si possono definire campi di concentramento dove non può entrare nessun giudice, avvocato, giornalista, osservatore internazionale. […]
Attraverso ulteriori concessioni al presupposto che il fine di sterminare la guerriglia giustifichi qualsiasi mezzo da voi usato, siete arrivati alla tortura assoluta, atemporale, metafisica.[…]
Depositari di una colpa collettiva abolita nelle norme giuridiche civilizzate, … molti di questi ostaggi sono … oppositori non armati, semplici sospettati […]
Questi fatti, che scuotono le coscienze del mondo civile, non sono tuttavia quelli che hanno causato maggiore sofferenza al popolo argentino né sono le peggiori violazioni dei diritti umani in cui siete incorsi. È nella politica economica di questo governo che va ricercata non solo la spiegazione dei vostri crimini, ma una crudeltà ancora più grande che punisce milioni di esseri umani con la miseria programmata.[…]
Queste sono le riflessioni che nel primo anniversario del vostro nefasto governo ho voluto far arrivare ai membri di questa Giunta, senza aspettarmi di essere ascoltato e con la certezza di essere perseguitato ma rimanendo fedele alla promessa fatta molti anni fa di rendere la mia testimonianza nei momenti difficili.”
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