12 detenuti morti, 40 agenti feriti e 50 detenuti evasi: è questo il bilancio della rivolta nelle carceri a Foggia e in molte altre città d’Italia. Per evitare il diffondersi del Coronavirus nelle carceri le autorità avevano sospeso i colloqui dei detenuti con le famiglie. Un provvedimento che agli ospiti delle case circondariali non è proprio andato giù e, a dispetto di ogni paura di contagio da parte del Coronavirus, hanno dato vita a una protesta che ha coinvolto gli istituti di pena in tutta Italia.
La rivolta nelle carceri italiane
Nella giornata di lunedì 9 marzo oltre 20 istituti penitenziari sono stati teatro di proteste di detenuti. Nelle carceri si vive la paura del contagio da Coronavirus eppure i loro ospiti si sono ribellati fortemente alle misure restrittive sui colloqui con i loro familiari varate per evitare la diffusione del Coronavirus nelle carceri.
Le situazioni più gravi si sono registrate a Modena e Foggia. Nel capoluogo emiliano 80 detenuti hanno dato vita a una vera e propria sommossa, hanno infranto vetri, appiccato incendi e alcuni di essi, che facevano parte di un progetto di recupero dalle tossicodipendenze, hanno assaltato l’infermeria dove era custodito il metadone. Il risultato è un’ala del carcere inagibile e 9 morti per overdose e 5 ricoverati in prognosi riservata.
A Foggia la rivolta nelle carceri ha portato alla cancellazione di 40 posti letto e all’evasione di 50 detenuti, 35 dei quali sono stati arrestati nel giro di poche ore. Anche qui vetrate infrante e un incendio appiccato nella stanza informatica.
Nel carcere di San Vittore i detenuti sono saliti sul tetto inneggiando alla libertà, all’indulto e all’amnistia. La calma è tornata dopo una lunga trattativa tra i detenuti e due pm.
Detenuti sul tetto per protesta anche nel carcere di Rieti subito circondato da poliziotti in tenuta antisommossa. 3 sono i detenuti morti a causa della rivolta.
Rivolta nelle carceri e sovraffollamento
Le rivolte nelle carceri, a Foggia come in altre città, ha portato alla luce un problema annoso che è quello del sovraffollamento delle prigioni.
Secondo di dati diffusi dal ministero della Giustizia il 29 febbraio il numero dei detenuti nelle carceri italiane ammonta a 61.230 ma la capienza degli istituti di pena arriva a 50.931. I più affollati sono Regina Coeli di Roma, Fischione di Brescia, D’Amato di Bologna. Nonostante tra il 2010 e il 2015 si fosse avuto un certo allegerimento, la situazione è poi tornata a peggiorare.
Il quadro appena tracciato può senza dubbio favorire la diffusione del Coronavirus nelle carceri ed è proprio per la paura del contagio che le autorità avevano disposto la sospensione dei colloqui dei detenuti con i loro familiari. Il provvedimento, però, non è stato ben visto ed è scattata una violenta protesta.
Rivolta nelle carceri: la situazione attuale
La rivolta nelle carceri ha ulteriormente aggravato la situazione del sovraffollamento. In queste ore, infatti, si sta provvedendo al trasferimento di 500 detenuti dal carcere di Modena e di 107 dal carcere di Foggia. Entrambi gli istituti di pena infatti sono stati gravemente danneggiati, il carcere modenese è stato addirittura dichiarato inagibile in molte sue parti. Un’operazione questa che, se necessaria da un lato, dall’altro aumenta la paura del contagio del Coronavirus e a questo punto anche potenzialmente il rischio di diffusione del Covid-19 nelle carceri. Intanto sono 6 gli evasi dal carcere di Foggia ancora ricercati, 3 dei quali considerati pericolosi.