La scorsa domenica è iniziata la settimana santa, un periodo liturgicamente intenso caratterizzato da riti che intrecciano fede e folklore. Dopo due anni, in Italia lo stato d’emergenza causa Covid è terminato, motivo per il quale sono finalmente riammesse le processioni. Il Venerdì Santo è la giornata che più è caratterizzata dalle processioni. Ogni regione, ogni comunità ha la sua, vissuta con semplicità o con grandi apparati scenografici.
La Via Crucis
Il Venerdì Santo è il giorno del triduo pasquale nel quale si commemorano la passione e la morte di Cristo. Si ricorda, cioè, il percorso fatto da Gesù per giungere al Golgota dove verrà crocifisso. Nel 1294, il frate domenicano Rinaldo di Monte Crucis, narrò il suo viaggio nei luoghi della passione di Cristo, un percorso seguito a tappe fino al sepolcro. Non ci volle molto perché questo divenisse un rituale da vivere almeno una volta nella vita. Molti fedeli, però, non potevano recarsi fino in Terra Santa così i francescani decisero di trasferire la pratica nei loro conventi. Un percorso all’interno delle chiese scandito da 14 tappe, dette stazioni.
La pratica della Via Crucis, divenne quindi molto popolare, tanto che ogni Chiesa iniziò ad avere le sue stazioni. La Via Crucis viene ripetuta nei venerdì di Quaresima e il Venerdì Santo. In quest’ultimo giorno, quando è possibile, il corteo si trasferisce all’aperto, per le strade del quartiere.
Riti della settimana santa: le processioni
La Via Crucis più seguita è quella di Roma che vede il papa procedere per tappe in un percorso nella zona intorno al Colosseo. La celebrazione è trasmessa in mondovisione. Molte altre città italiane hanno il loro modo di onorare questo giorno con processioni dense di simbolismi. A Taranto, per esempio, ha luogo la cosiddetta “Processione dei Misteri” organizzata dalla Confraternita di Maria SS. Del Carmine. Per le strade del centro sfilano, rigorosamente scalzi e con andatura lentissima, i membri della Confraternita vestiti con un camice bianco, il rosario, la cinta nera, il cappello nero e azzurro appoggiato sulle spalle e il cappuccio bianco sul volto.
Per 15 ore portano in processione i Misteri: la troccola, il Gonfalone, la Croce dei Misteri, Gesù all’Orto, Gesù alla Colonna, Ecce Homo, la Cascata, Il Crocifisso, la Sacra Sindone, Gesù Morto e l’Addolorata. L’intera sfilata si apre e si chiude con il troccolante che bussa tre volte al portone della chiesa madre. E’ tradizione che i Misteri vengano assegnati la Domenica delle Palme al termine di una specie di asta. Il ricavato va in beneficenza per i più bisognosi.
Procida e la tradizione del Venerdì Santo
Altra processione caratteristica del Venerdì Santo è quella che si tiene a Procida, quest’anno Capitale italiana della Cultura. Nell’isola del Golfo di Napoli, la processione è organizzata dalla Confraternita dei Turchini o dell’Immacolata Concezione. Il rito inizia all’alba nel piazzale antistante l’Abbazia di San Michele Arcangelo con la cosiddetta “chiamata” del confratello più anziano. Per le strade del borgo di Terra Murata fino al porto di Marina Grande sfilano i Misteri, ovvero episodi tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento realizzati in cartapesta, legno e, da quest’anno, con materiali riciclati.
I membri della Confraternita, vestiti con un lungo camice bianco con un mantello azzurro, portano in processione i carri e per finire la statua del Cristo Morto. Dopo due anni di restrizioni per il Covid in cui i riti della Settimana santa sono stati sospesi, Taranto, Procida e tante altre comunità torneranno a vivere tutta la suggestione dei giorni che precedono la Pasqua.