Il prossimo dicembre saranno dieci anni dalla morte di Rita Levi Montalcini. Una vita lunga e costellata di scoperte e riconoscimenti, primo fra tutti il Nobel per la Medicina. A due giorni dall’anniversario della sua nascita la Rai ha voluto riproporre il film su Rita Levi Montalcini: una scienziata che ha tanto ispira le donne di oggi.
Rita Levi Montalcini: il film realizzato dalla Rai
Una giovane musicista che rischia la cecità è il pretesto puramente cinematografico che dà lo spunto per raccontare la vita di Rita levi Montalcini. La neurologa torinese, ebrea, che ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca. La sua vita che è stata eccezionale come un film o un romanzo. Dall’infanzia vissuta con la sua coltissima famiglia a Torino, città natale, all’ingresso alla Facoltà di Medicina dell’università di Torino sfidando le convenzioni dell’epoca (e l’ostilità paterna) che volevano per la donna un ruolo più casalingo o tutt’al più dedito alle lettere o alle arti. I suoi studi medici avanzarono insieme a grandi personalità: il suo mentore Giuseppe Levi, istologo e padre di Natalia Ginzburg, i compagni di studio (e futuri Nobel) Renato Dulbecco e Salvador Luria.
Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di dimostrare nulla, se non la loro intelligenza
Rita Levi Montalcini
Dal Belgio agli Stati Uniti
Poi nel 1938, con le leggi razziali, la giovane Rita, costretta a emigrare, proseguì gli studi in Belgio. Tornerà nella sua città l’anno dopo. Gli anni che seguirono fino alla liberazione del Paese li trascorrerà studiando, quando possibile, nel suo laboratorio semi clandestino realizzato in casa sua in stretta collaborazione con il suo maestro Levi. Le continue retate fasciste prima, e i pesanti bombardamenti ad opera degli Alleati dopo, la costrinsero a numerose interruzioni e a nascondersi in diverse località, tra cui Firenze e le colline dell’astigiano. Dopo la fine della guerra, nel 1946 fu invitata a proseguire le sue ricerche condotte in quegli anni presso la Washington University. Negli Stati Uniti, dove rimase per trent’anni, portò avanti gli studi che la portarono alla scoperta del fattore di crescita nervoso, scoperta che le guadagnò il Nobel nel 1986.
A distanza di tanti anni mi sono molte volte domandata come potessimo dedicarci con tanto entusiasmo all’analisi di questo piccolo problema di neuroembriologia, mentre le armate tedesche dilagavano in quasi tutta l’Europa disseminando la distruzione e la morte e minacciando la sopravvivenza stessa della civiltà occidentale. La risposta è nella disperata e in parte inconscia volontà di ignorare quel che accade, quando la piena consapevolezza ci priverebbe della possibilità di continuare a vivere
Brano tratto dal libro autobiografico “L’elogio dell’imperfezione”
Senatrice a vita
Il lavoro di ricerca svolto contemporaneamente anche in Italia è storia come lo è la sua nomina, nel 2001, a senatrice a vita. Eppure i suoi traguardi in campo scientifico e i riconoscimenti non esauriscono i motivi per i quali apprezziamo questa donna straordinaria. Dotata di una sensibilità non comune (si dedicò alla ricerca perché la visione della sofferenza umana le arrecava grande dolore), la Montalcini è un importante punto di riferimento per i giovani con i quali amava lavorare. Aveva una grande fiducia nella capacità innovativa delle nuove generazioni che non ha mai mancato di incoraggiare. E’ un punto di riferimento anche per le donne che ancora oggi faticano a trovare un posto di rilievo nel mondo delle discipline scientifiche. Durante un’intervista ammise che nel Novecento per una donna seguire un percorso lavorativo come il suo doveva comportare necessariamente la rinuncia a una vita familiare. Le speranze sono, quindi, rivolte verso questo nuovo millennio che è ancora agli inizi.
In copertina foto di audrey_sel